Oggi ormai sono poche le persone che possono ricordare questo affascinante fenomeno, che per secoli e secoli ha costituito una caratteristica indelebile di Pietramala; non bisogna pero' stupirsi di questo se si pensa che ormai da un secolo le fiamme non sono piu' visibili, da quando cioe' nelle zone interessate dai fuochi si cominciarono a trivellare pozzi per l'estrazione di petrolio e gas metano, il quale, uscendo dalle crepe di terreni argillosi e incendiandosi durante i temporali a causa dei fulmini, era all'origine dei cosiddetti "fuochi". Le sorgenti dei fuochi erano localizzate in tre differenti punti, tutti situati nelle vicinanze del paese, e conosciuti con il nome di Fuoco del Legno, Fuoco del Peglio e Acqua Buia. Sembra che ne esistesse anche un quarto, detto di Canida (oggi Monte Canda), che pero' venne occultato, pare, da una frana. Il Fuoco del Legno era situato subito sotto al paese, in una zona conosciuta ancora oggi con il nome di Vulcano, proprio a motivo di questi fuochi, ed era il piu' noto perche' ardeva sempre ed ben visibile dalla strada principale. Nel '600, quando ancora i fuochi incutevano terrore, il Fuoco del Legno era denominato l'Inferno o Bocca d'Inferno. Questo perche' capitava, pare, che i viaggiatori che si smarrivano nella notte finissero nei precipizi, proprio per queste fiamme luminose che cercavano di seguire. Il Fuoco del Peglio era situato poco lontano da quello del Legno, nei pressi dell'abitato del Peglio; questo era conosciuto col nome di Paradiso. Anche questo fuoco era quasi sempre acceso e presentava gli stessi fenomeni di quello del Legno: la terra intorno a loro aveva un colore nerastro, era untuosa e odorava di petrolio. Il Fuoco dell'Acqua Buia era situato subito al di sopra del paese, ai piedi del contrafforte arenaceo di Monte Oggioli; la bocca di questo fuoco formava un piccolo bacino dove si raccoglievano le acque, che bollivano per la risalita dei gas dal sottosuolo: a causa di cio' il fuoco era quasi sempre spento. Solamente in estate, quando il bacino era in secca, si formavano piccole fiammelle che si spegnevano al minimo alito di vento. Va ad Alessandro Volta il merito di aver individuato la vera origine dei fuochi definendoli "aria infiammabile nativa delle paludi", che i moderni avrebbero chiamato metano.
Fonte: http://pietramala.it/
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