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giovedì 22 dicembre 2016

E' bene chiarire.....

Di una minestra «composta di ricotta, formaggio, uova e aromi, il tutto avvolto in pasta detta spoglia da lasagne» parla nel 1818 il forlivese Michele Placucci nel suo «Usi e pregiudizi de' contadini della Romagna». Sono dunque almeno due secoli che i cappelletti costituiscono uno dei tratti distintivi della Romagna.
Cappelletti, dunque, ma qual è la ricetta giusta? Perché su come farli la Romagna si divide: basta spostarsi da un paese all'altro per mangiare cappelletti - tutti ottimi, per carità - diversi fra loro. La sola a non cambiare è la sfoglia, che dev'essere di farina di grano tenero, uova e acqua, né troppo morbida né troppo soda, omogenea e consistente. È sul contenuto del classico involtino, e batù, che le soluzioni diventano tante.
UN PRIMO DILEMMA “CARNE SÌ, CARNE NO”
Escludendo i tortellini bolognesi, che sono altra cosa, nel ravennate e nel cesenate prevale e batù di soli formaggi: forma, ovviamente, con l'aggiunta di un formaggio morbido che può essere la ricotta, il tomino, il raveggiolo o la casatella. Mentre invece nel forlivese e nel riminese si utilizzano anche carni leggere: petto di cappone, vitello, lonza e mortadella.
- Noce moscata sempre e poco sale, poiché la forma di per sé fornisce sapidità al composto.
Le soluzioni sono davvero tante, forse una per ciascuna famiglia o ristorante. A mano a mano che si allontanano dalla loro terra d'origine, i cappelletti finiscono fatalmente per subire alterazioni tali da renderli irriconoscibili.
Di sicuro è che il giorno di Natale il cappelletto per un vero romagnolo è soltanto... in brodo.



Ingredienti
per circa 4 persone
Per la sfoglia
500 gr di farina
4 uova
acqua o brodo caldi(se l’impasto risulterà ruvido e granuloso)
per 'e batu'
200 grammi di ricotta fresca
100 grammi di forma 
2 uova
un pizzico di noce moscata
un pizzico di sale
un pizzico di pepe

Fonte: http://alfonsinemonamour.racine.ra.it/

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