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martedì 6 marzo 2018

I Masadur

La produzione della canapa (canva) si è protratta nel nostro territorio fino al 1952, 1953, poi è rapidamente scomparsa con l'arrivo in quantità dei prodotti tessili industriali. In Emilia Romagna la canapa è principalmente servita a soddisfare le necessità della famiglia, in particolare quella contadina. Poichè non è stato buttato via niente, la canapa ormai prodotta è rimasta conservata nei magazzini delle case ed è stata filata fino alla fine degli anni cinquanta.
Verso la metà di agosto i fasci della canapa raccolta venivano portati al macero, al masadur. Per macerare, la canapa doveva restare continuamente immersa nell'acqua per 10-15 giorni. A questo scopo venivano usate delle traverse di legno di quercia legate alle filagne guide anch'esse in quercia.
I maceri erano di due tipi: A sassi oppure a guide.
A sassi, i fasci erano costretti a restare sommersi dai sassi posti sopra.
A guide, i fasci rimanevano sommersi tenuti da una struttura di travi di legno già allocata nel macero.
Dopo 12, 15, a volte anche 20 giorni, a seconda del tempo e della temperatura di quell'anno la canapa, si staccava facilmente dal canapulo, la canapa era macerata. Entro un paio di giorni al massimo bisognava prelevarla dall'acqua. Quel giorno al macero il lavoro era faticoso.
Era però una giornata di festa e di allegria per tutti nonostante il nauseabondo odore della canapa macerata. Le donne giovani accorrevano per dare una mano ai contadini in cambio di qualche ramdel, un mannello di canapa piccola e spezzata. In questo modo tutti si portavano a casa un pò di canapa da filare durante l'inverno per poi tessere la tela per fare lenzuola, asciugamani e altre cose secondo le esigenze della famiglia.
Fonte: http://www.mezzolara.it/attivita/canapa/lavorazione.htm

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