Definito come il ‘fiore del deserto’, alludendo alla sua capacità di colonizzare terreni fortemente impoveriti, privi di substrato fertile, là dove nessun’altra pianta potrebbe insediarsi e prosperare. In tali condizioni estreme, dunque, la ginestra da un lato conferisce al paesaggio magnifiche pennellate di colore giallo intenso e, dall’altro, si propone come prezioso elemento di pianta pioniera, in grado cioè di preparare il terreno per l’arrivo di altre componenti vegetali. I “ginestreti” – come vengono chiamati dai botanici – nell’arco di pochi decenni favoriscono il graduale inserimento di alberelli robusti e gradevoli come le roverelle (Quercus pubescens) e d’una serie di altre piante (Fraxinus ornus, Crataegus monogyna, Clematis vitalba, ecc.) che si adattano ai luoghi accuratamente ‘lavorati’ dalle ginestre. Il terreno, poi, è quello che trae i maggiori benefici dalla presenza di ginestre, le quali provvedono a consolidare e restaurare vaste estensioni di scarpate e pendici denudate, soprattutto su substrati basici o alcalini, non meno che sulle distese di lava depositate dai vulcani. E Giacomo Leopardi non è stato il solo ad apprezzare queste loro virtù. Fonte: http://www.giardini.biz/
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