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venerdì 12 giugno 2015

Il frate camaldolese

Il rapporto dei frati camaldolesi con le foreste casentinesi è ancora più antico di quello di San Francesco, risale infatti al 1012, quando il fondatore dell’ordine, San Romualdo da Ravenna, eresse un piccolo eremo (appena un oratorio con cinque celle) e, in seguito, nel 1027, l’ospizio per i pellegrini, su cui nel XVI secolo venne edificato l’odierno monastero. 7 Ancora oggi, separata dall’eremo e sita poco più a valle, si può visitare e ammirare l’antica Farmacia dell’eremo, ripristinata nel 1513 in seguito alla distruzione dovuta a un incendio ed ancora attiva, i cui arredi sono magistralmente realizzati in castagno massiccio locale. Fin dal loro insediamento nella foresta, i frati fecero della cura del bosco una delle loro principali attività. Si deve a loro la formazione di vere e proprie abetine (foreste di abete bianco), per l’alto valore commerciale attribuito al legname ricavato da questi boschi. È il caso di ricordare che proprio da queste foreste veniva ricavato il legno per il cantiere della fiorentina Opera del Duomo, così come per la costruzione delle flotte di Pisa e Livorno. La foresta nei secoli ha sempre determinato la natura economica degli insediamenti umani, basti pensare allo sfruttamento intensivo nel XIX secolo per ottenere carbone vegetale (notevole è stato il rimboschimento nel corso del Novecento) e all’artigianato legato al legno, tuttora attivo. Già dal 1286 gli Annali camaldolesi – pubblicati a Venezia sul finire del XVIII sec. – documentano nel borgo di Badia Prataglia l’esistenza di un “ricco artigianato”.

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