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lunedì 2 novembre 2015

... un piccolo paradiso fluviale

Non è da molto tempo che Crespino del Lamone ha ricevuto l’appellativo di “paese dell’acqua buona e delle fontane”. E forse sarà un caso, ma anche il Lamone in questa zona presenta acque limpide e pure. Le fontane a Crespino hanno un nome che risale a tempi lontani e che è stato tramandato nel corso dei secoli. C’è la “Fonte di Sette”, il cui getto è ricordato per la freschezza dell’acqua, sollievo per i viandanti di un tempo. Era quasi d’obbligo per chi transitava a Crespino sostarvi in silenzio come in un luogo sacro; una frana poi alterò il percorso dell’acqua, lasciando che di essa sgorgasse soltanto un tenue filo d’argento. Questa fontana si trova a ridosso della ferrovia, sul lato destro del Lamone, poco fuori Crespino. Non lontana la “Fontana del Re”, chiamata così perché nel 1154 vi si fermò, si dice, Federico Barbarossa diretto a Roma. Si trova anch’essa sulla sponda destra del fiume. Presso la “Fonte a Trogoli”, invece, si dissetavano gli amanti delle passeggiate rilassanti; presso questa fontana si sono ritrovate tante coppie di amanti, giunte lì con la scusa di bere. Si crede che chi si disseta a questa fontana sarà fortunato in amore. Si può azzardare aggiungere che forse il nome le deriva dai trogoli (abbeveratoi) ove versa gran parte della sua acqua. E poi c’è la fonte fresca e pura de “Le Fontanelle”, che col tempo ha moltiplicato le sue sorgenti; molti vi si recano per individuare nel terreno le impronte degli animali che si avvicinano all’acqua quando il luogo è pervaso dalla calma e dal silenzio. Le sue acque, che in realtà sgorgano da molto più in alto, si gettano nel sottostante torrente Fosso del Lago. La sorgente è raggiungibile imboccando la campestre che da Crespino porta verso gli Ortacci. Ma la più rinomata e conosciuta è la “Fontana delle Fabbre”. Fu costruita nel 1906, e dunque ha festeggiato da poco il suo primo secolo di vita. La sua ubicazione vicino alla strada principale (SR 302) ne fa una meta fissa per il rifornimento dell’acqua e un luogo di incontro per tutti. Ma Crespino del Lamone, purtroppo, non è solo fontane e colori. È stato teatro di un eccidio perpetrato il 17 luglio 1944 da militari tedeschi, al fine di vendicare l’uccisione di due loro compagni appartenenti alla guarnigione del posto, attaccati ed uccisi da una squadra di partigiani. La reazione ebbe inizio con un rastrellamento casa per casa. Degli uomini catturati, alcuni morirono subito, altri vennero massacrati a colpi di mitragliatrice nella chiesa. Inoltre i tedeschi catturarono l’anziano parroco, don Fortunato Trioschi, e altri due uomini anziani. In totale le vittime furono 44. L’ossario di Crespino, costruito in memoria di questo tragico evento, riporta le seguenti parole al suo ingresso: "Quando l’amore si spegne nel cuore degli uomini e l’odio trionfa più degni di pianto e di lode sono gli innocenti caduti in tanta rovina Crespino del Lamone ai suoi 44 figli sacrificati il 17 luglio 1944 nella dura stagione della guerra " Questo piccolo paesino dunque, situato a 535 m sul livello del mare, ha visto e continua a vedere molte cose. Non stupisce quindi che proprio nel territorio di Crespino si collochi la bella Chiesa di Santa Maria Nascente, costruita intorno al 1048. Tornando al fiume, qui esso regala ottimi punti in cui passeggiare e ristorarsi in tranquillità; molto indicata è la zona in cui il torrente Fosso del Lago confluisce nelle acque ancora sterili del Lamone; tale zona, a monte del paese, è raggiungibile da uno stradino imboccabile dalla regionale che comincia alle porte di Crespino. Poco prima della confluenza tra il Lamone e il Fosso del Lago si può osservare, su quest’ultimo, la Cascata delle Streghe, luogo mistico e suggestivo, proprio sotto il passaggio del treno. Oltre la cascata, sotto il getto d’acqua, si ha accesso ad una specie di camera segreta nella natura, alla base della quale si possono osservare diverse forme di vita acquatiche. Scendendo poi di 800 m, sempre percorrendo la strada regionale che procede parallela al fiume, troviamo un’altra cascata, la cascata di Valbura, la cui zona per la verità non è adatta alla sosta. La cascata in sé, però, è molto bella e peculiare: si erge maestosa su un macigno a tre balconate scavate a catino, precipitando le sue acque per circa 80 m, con impeto d’inverno, con dolcezza e armonia nella buona stagione.

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