Non è da molto tempo che Crespino del Lamone ha ricevuto l’appellativo
di “paese dell’acqua buona e delle fontane”. E forse sarà un caso, ma
anche il Lamone in questa zona presenta acque limpide e pure.
Le fontane a Crespino hanno un nome che risale a tempi lontani e che è
stato tramandato nel corso dei secoli.
C’è la “Fonte di Sette”, il cui getto è ricordato per la freschezza dell’acqua,
sollievo per i viandanti di un tempo. Era quasi d’obbligo per chi
transitava a Crespino sostarvi in silenzio come in un luogo sacro; una
frana poi alterò il percorso dell’acqua, lasciando che di essa sgorgasse
soltanto un tenue filo d’argento. Questa fontana si trova a ridosso della
ferrovia, sul lato destro del Lamone, poco fuori Crespino.
Non lontana la “Fontana del Re”, chiamata così perché nel 1154 vi si
fermò, si dice, Federico Barbarossa diretto a Roma. Si trova anch’essa
sulla sponda destra del fiume.
Presso la “Fonte a Trogoli”, invece, si dissetavano gli amanti delle
passeggiate rilassanti; presso questa fontana si sono ritrovate tante
coppie di amanti, giunte lì con la scusa di bere. Si crede che chi si disseta
a questa fontana sarà fortunato in amore. Si può azzardare aggiungere
che forse il nome le deriva dai trogoli (abbeveratoi) ove versa gran parte
della sua acqua.
E poi c’è la fonte fresca e pura de “Le Fontanelle”, che col tempo ha
moltiplicato le sue sorgenti; molti vi si recano per individuare nel terreno
le impronte degli animali che si avvicinano all’acqua quando il luogo è
pervaso dalla calma e dal silenzio. Le sue acque, che in realtà sgorgano
da molto più in alto, si gettano nel sottostante torrente Fosso del Lago. La
sorgente è raggiungibile imboccando la campestre che da Crespino porta
verso gli Ortacci.
Ma la più rinomata e conosciuta è la “Fontana delle Fabbre”. Fu costruita
nel 1906, e dunque ha festeggiato da poco il suo primo secolo di vita. La
sua ubicazione vicino alla strada principale (SR 302) ne fa una meta fissa
per il rifornimento dell’acqua e un luogo di incontro per tutti.
Ma Crespino del Lamone, purtroppo, non è solo fontane e colori. È stato
teatro di un eccidio perpetrato il 17 luglio 1944 da militari tedeschi, al
fine di vendicare l’uccisione di due loro compagni appartenenti alla
guarnigione del posto, attaccati ed uccisi da una squadra di partigiani. La
reazione ebbe inizio con un rastrellamento casa per casa. Degli uomini
catturati, alcuni morirono subito, altri vennero massacrati a colpi di
mitragliatrice nella chiesa. Inoltre i tedeschi catturarono l’anziano
parroco, don Fortunato Trioschi, e altri due uomini anziani. In totale le
vittime furono 44.
L’ossario di Crespino, costruito in memoria di questo tragico evento,
riporta le seguenti parole al suo ingresso:
"Quando l’amore si spegne
nel cuore degli uomini
e l’odio trionfa
più degni di pianto e di lode
sono gli innocenti caduti
in tanta rovina
Crespino del Lamone
ai suoi 44 figli sacrificati
il 17 luglio 1944
nella dura stagione
della guerra
" Questo piccolo paesino dunque, situato a 535 m sul livello del mare, ha
visto e continua a vedere molte cose. Non stupisce quindi che proprio nel
territorio di Crespino si collochi la bella Chiesa di Santa Maria Nascente,
costruita intorno al 1048.
Tornando al fiume, qui esso regala ottimi punti in cui passeggiare e
ristorarsi in tranquillità; molto indicata è la zona in cui il torrente Fosso
del Lago confluisce nelle acque ancora sterili del Lamone; tale zona, a
monte del paese, è raggiungibile da uno stradino imboccabile dalla
regionale che comincia alle porte di Crespino. Poco prima della
confluenza tra il Lamone e il Fosso del Lago si può osservare, su
quest’ultimo, la Cascata delle Streghe, luogo mistico e suggestivo, proprio
sotto il passaggio del treno. Oltre la cascata, sotto il getto d’acqua, si ha
accesso ad una specie di camera segreta nella natura, alla base della
quale si possono osservare diverse forme di vita acquatiche.
Scendendo poi di 800 m, sempre percorrendo la strada regionale che
procede parallela al fiume, troviamo un’altra cascata, la cascata di
Valbura, la cui zona per la verità non è adatta alla sosta. La cascata in sé,
però, è molto bella e peculiare: si erge maestosa su un macigno a tre
balconate scavate a catino, precipitando le sue acque per circa 80 m, con
impeto d’inverno, con dolcezza e armonia nella buona stagione.
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