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venerdì 1 febbraio 2013

L'essere... randagi


Sì....... perchè quello che rende tutta tonda l'esperienza rando è questa capacità logistica e organizzativa che nasce da lontano, nelle lunghe ricerche invernali sulle luci, le pile, il gps, la bici, la sella, i vestiti ecc, ecc. Risulta abbastanza facile salire su una bici da corsa e farsi il classico giro della domenica da 4-5 ore con banana, giacca e via, invece decidere l'equilibrio ideale tra confort e peso delle borse è un'arte a se stante. Qui l'esperienza è fondamentale ed è bello mettersi alla prova, trovare soluzioni individuali che rendono ogni rando-bici diversa dall'altra. Se guardi una normale granfondo o anche il giro della domenica in gruppo farai fatica a notare delle differenze sostanziali tra i vari partecipanti ma se fai un giro prima di un brevetto over 1000 noterai subito le diverse filosofie che sprizzano da ogni bici e da ogni randagio. Credo che queste storie, questi quadri in movimento rappresentino proprio la bellezza e l'unicità del randagio, del ciclista che sfida il buon senso e la normalità del quotidiano vivere e pedalare per provare ad andare oltre, scoprendo che questi presunti limiti non sono che alcune delle convenzioni, delle maschere dietro le quali viviamo la nostra vita massificata. Pedalare così diventa, se mi si passa la metafora, una forma d'arte anzi una delle forme d'arte più pure nelle quali le emozioni, la gioia, il dolore non sono finte, non sono rappresentate e simulate ma interiormente vissute. Capisci così come mai un australiano o un brasiliano possano attraversare l'oceano per fare un giro in bicicletta che non rappresenta tanto o solo una bella scusa per vedere da vicino una pezzettino del mondo ma una tappa nella propria crescita, un tipo di sfida che è difficile trovare da quando draghi alati, castelli incantati e principesse non si incontrano più tanto facilmente tra le scale mobili della metropolitana o nelle aride pagine dei social network... 
Fonte: http://randovitriol.blogspot.it/

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