Due oasi rappresentano gli ultimi esempi di palude d'acqua dolce, testimonianza residua delle foreste paludose meridionali della Valle padana: Punte Alberete e Valle Mandriole (o della Canna). La loro origine va ricercata nelle complesse vicende idrauliche relativa al fiume Lamone, che fino al XIV secolo non aveva un corso ben definito e mancava di uno sbocco diretto al mare, per cui le sue acque si disperdevano in una vasta distesa di valli. Le piogge torrenziali e la rotta degli argini dell'anno 1839 costrinsero il Governo Pontificio a predisporre una sistemazione idraulica che, si orientò verso la costruzione di un ampia cassa di colmata, denominata appunto del Lamone, destinata a raccogliere le acque del fiume ed il materiale da esse trasportato durante i periodi di piena. Della grande cassa di colmata, che occupava una superficie di circa 8.000 ettari, resta oggi un piccolo relitto di circa 500 ettari e frazionato in due comprensori dal corso del fiume Lamone, completamente inalveato negli anni '60. Il complesso vallivo posto a Nord del fiume prende il nome di Valle Mandriole (o della Canna) ed è una valle d’acqua dolce caratterizzata da specchi d’acqua alternati a dossi ricoperti da fitti canneti. A sud dell’oasi è presente una torretta di avvistamento dalla quale è possibile osservare i numerosi uccelli acquatici che sostano o nidificano. La Foresta allagata di Punta Alberete è presente una vegetazione palustre, imponente con predominanza di essenze arboree ad alto fusto che in buona parte vegetano su terreni allagati. La vegetazione tipica del bosco igrofilo si alterna a vaste aree paludose disegnando un paesaggio suggestivo e ricco di vita; l’oasi è caratterizzata da un percorso ad anello tra i più suggestivi ed attrezzati del Parco, con punti numerosi ponti in legno e punti di avvistamento che non lasciano mai insoddisfatto chi vuole osservare la numerosa avifauna acquatica che vi staziona.
Fonte: http://www.navideldelta.it/
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