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mercoledì 13 maggio 2015

Il simbolo romagnolo

La caveja è uno strumento agricolo di origini molto antiche. Una prima antenata della nostra caveja potrebbe essere quella innestata sul timone di un carro babilonese, ritrovata negli scavi di Kisck (Mesopotamia), risalente a circa 5400 anni fà e ora conservata al "FIELD MUSEUM" di Chicago.
In Romagna potrebbe essere arrivata al seguito di un legionario romano al quale era stato assegnato un "decumano", uno dei tanti scacchieri di terra con lato di 1410 metri, concessi dall'Impero in ricompensa dei servigi militari (diverse di queste suddivisioni sono visibile ancora oggi in ampie pianure della Romagna). Probabilmente il soldato, improvvisato contadino, pensò bene di utilizzare l'insegna "ricordo della sua Legione" come fermo per il timone del carro dei buoi. Successivamente l'insegna si trasformò in piatto con simboli agresti o con gli stemmi del casato o del feudo. UTILIZZO DELLA CAVEJA: La caveja veniva utilizzata innestandola sul timone del carro/plaustro, in contrapposizione al giogo, per evitare che in caso di frenata o di ripida discesa il plaustro investisse i buoi che lo trainavano. Veniva montata nella parte anteriore del timone, mentre nella parte posteriore veniva montata la caveja corta (cuneo/cavicchio di legno, raramente di ferro ). Compito della caveja corta era quello di rendere solidale il timone del plaustro al giogo e sopportare lo sforzo di trazione sviluppato dai buoi aggiogati. Un'altro impiego della caveja era quello di servire da leva per azionare l'argano , posto nella parte posteriore del plaustro , per tendere le funi che fissavano il carico. Può essere curioso ricordare che se il tiro era a due (due buoi) e le anelle suonavano zoppe, a seconda che questa distonia fosse causate dalle anelle di destra o di sinistra, il contadino individuava immediatamente il bue "lavativo" che necessitava di essere pungolato. Durante la notte, dal tintinnio più o meno intenso delle anelle, i guidatori dei plaustri capivano se il traino che stavano per incrociare o sorpassare era lento oppure veloce.Essendo il suono diverso in ogni caveja , i contadini riconoscevano dal suono, pur senza vederlo, il plaustro del compaesano che transitava per la via.

 
 

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