Punto di partenza : Saint Michel de Maurienne 718 mt.
Punto di arrivo : Passo 2642 mt.
Chilometri totali : 34,9 km
Dislivello : 1924 mt.
Pendenza media : 5,5 %
Punto di arrivo : Passo 2642 mt.
Chilometri totali : 34,9 km
Dislivello : 1924 mt.
Pendenza media : 5,5 %
Col du Galibier uno dei mostri sacri del ciclismo: L’ascesa completa del versante nord, che è indubbiamente il lato classico, comincia a Saint Michel de Maurienne (quota 710), nell’omonima valle, e include il Col du Télégraphe. Misura in tutto 35 chilometri, compresa la discesa, poco meno di 5 chilometri, che dalla cima del Télégraphe porta fino a Valloire, da dove la strada riprende a salire verso il passo del Galibier. L’intera ascesa è assai impegnativa: molto lunga e dura (soprattutto negli ultimi chilometri), supera un dislivello complessivo di oltre 2000 metri, per concludersi a quota 2645. Il Col du Télégraphe già di per sé costituisce una salita di tutto rispetto; pur non essendo mai proibitiva richiede una certa cautela nell’affrontarla. Oltre alla lunghezza ragguardevole (sono poco meno di 12 chilometri) presenta una pendenza media già impegnativa, superiore al 7%; ma è soprattutto l’abbinamento con il Galibier a renderla più insidiosa.
Dalla vetta del Télégraphe una breve discesa porta rapidamente nel piccolo centro di Valloire (1400 m), da dove inizia la scalata vera e propria del Col du Galibier. Poco dopo aver superato il paese, il primo confronto con il gigante: una rampa di un chilometro all’8%, che lascia subito intendere quanto sarà dura, perché da Valloire alla vetta restano ancora più di 18 chilometri. All’altezza della frazione di Les Verneys la salita è spezzata da un lungo falsopiano di tre chilometri, al termine del quale la strada riprende definitivamente a salire, sempre con pendenze tra il 7 e l’8%. Tutta la prima parte dell’ascesa, circa dieci chilometri, è una lunghissima risalita della valle che, salvo poche curve, per il resto procede sempre dritta, completamente aperta e senza un filo d’ombra. Giunti in vista di Plan Lachat (quota 1968), le pendenze diminuiscono per un breve tratto, offrendo l’ultima occasione per rifiatare prima degli ultimi otto chilometri impegnativi: inizia infatti la parte finale della salita, quella più dura, e da qui in poi le difficoltà sono destinate ad aumentare progressivamente, di pari passo con la stanchezza. Subito dopo Plan Lachat un ampio tornante segna la fine del lungo rettilineo che risale la valle; lo sguardo intercetta in alto la sommità del gigante, di cui si intuisce, più che vedere, la presenza incombente; mentre quella che si vede benissimo è una sequenza impressionante di tornanti che si arrampicano sulla montagna priva di protezione verso valle anche in tratti abbastanza pericolosi. Gettando una rapida occhiata verso il basso si ha la visione dell’interminabile strada percorsa, con l’imbocco della valle in lontananza; tutto intorno, una montagna scarna, essenziale, inarrivabile. La strada si inerpica in un paesaggio particolarmente austero, quasi desolato, se non fosse per i massicci imponenti, bellissimi, che insieme alle nubi fanno da sfondo all’ultima parte dell’ascesa, che si mostra qui in tutta la sua asprezza, tornante dopo tornante, fino all’ultima impennata finale, proprio sotto il passo. Pur essendo severe, le pendenze non sono proibitive in assoluto, ma è la stanchezza accumulata nel corso dei chilometri precedenti a renderle in qualche modo micidiali, anche perché fino alla fine non c’è possibilità di recuperare e lo sforzo diventa sempre più estenuante. A un chilometro dalla vetta s’incontra il tunnel che porta direttamente dall’altra parte, verso il Col du Lautaret, evitando di affrontare l’ultima rampa (ma le biciclette non possono transitarvi se sprovviste di luci). Continuando invece a salire, s’incontra l’ultima terribile impennata, con tre tornanti ravvicinati e assai ripidi: qui le pendenze diventano asfissianti. Finalmente, dopo l’ultimo tornante, s’intravede il cartello del passo, e si arriva a toccare la gobba rocciosa del gigante, assolutamente nuda.
Salita percorsa il 2 agosto 2002Tratto da www.deagostiniedicola.it
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