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lunedì 7 marzo 2016

E' nostar tèatar


Nei primi anni del Novecento(1902) i lughesi, fieramente divisi tra verdiani e wagneriani, ma tutti grandi appassionati di musica, finalmente si accordarono e decisero di chiamare per la stagione lirica il maestro Arturo Toscanini già famoso come direttore d’orchestra, ma con un carattere molto difficile. Il piazzale della stazione era gremito di popolo: signori in tubino, signore dagli ampi cappelli infiorati, bottegai in maniche di camicia e grembiule, contadini con al collo i rossi fazzoletti di cotone e le loro donne con ancora al braccio le ceste delle uova. Quando il treno di Castelbolognese, con sbuffi di fumo nero e di vapore bianco, entrò in stazione fu accolto da un urlo di entusiasmo che si diffuse per la campagna circostante. Il Maestro, visibilmente contrariato da tanta accoglienza, sceso frettolosamente, salì sul landau che lo attendeva. Ma i lughesi, presi dall’entusiasmo, staccata la pariglia, si attaccarono al timone trainando di corsa la carrozza fino alla «Locanda dell’Annunziata», l’unico albergo della città. Cominciarono subito le prove. Sono fin troppo note (vi è tutta una letteratura) la diligenza, la scrupolosità, 1’esigenza, l’insofferenza e la prepotenza di Toscanini quando dirigeva: tutte qualità e difetti che si centuplicarono nello spazio angusto del teatro Rossini. Ne aveva per tutti, eccetto uno: Noè, che, bravissimo com’era, era trattato con tutto rispetto anche dal Maestro Direttore. Noè, al suo posto sul lato destro dell’orchestra, intento ed attento, seguiva affascinato 1’agitarsi della magica bacchetta, un occhio allo spartito ed uno alla figura del Direttore. Ma un mattino, in un attimo di pausa, si diffusero nella sala, attraverso le finestre aperte, i rintocchi delle campane che annunciavano il mezzogiorno. Con assoluta naturalezza, Noè, chiuso lo spartito, si levò dallo scanno proprio mentre Toscanini, sollevato il braccio si accingeva all’attacco di una sinfonia. Il braccio restò per aria e i neri baffetti del Maestro parvero sprizzare scintille, poi, abbassata la bacchetta, rivolto a Noè urlò : «ehi! tu cosa fai? dove vai?» e la risposta del primo contrabbasso fu : « a magné!!» e senza degnare di uno sguardo il sommo, Noè abbandonò la sala con la massima indifferenza.
Fonte: "E’ zoch" n°27 - periodico romagnolo di storia e cultura / articolo scritto da Massimo Stanghellini

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