Nei primi anni del Novecento(1902) i lughesi, fieramente
divisi tra verdiani e wagneriani, ma tutti grandi
appassionati di musica, finalmente si accordarono e decisero
di chiamare per la stagione lirica il maestro Arturo
Toscanini già famoso come direttore d’orchestra,
ma con un carattere molto
difficile.
Il piazzale della stazione era
gremito di popolo: signori
in tubino, signore dagli
ampi cappelli infiorati, bottegai
in maniche di camicia
e grembiule, contadini con
al collo i rossi fazzoletti di
cotone e le loro donne con
ancora al braccio le ceste
delle uova.
Quando il treno di Castelbolognese,
con sbuffi di fumo
nero e di vapore bianco, entrò
in stazione fu accolto da un urlo di entusiasmo che si
diffuse per la campagna circostante.
Il Maestro, visibilmente contrariato da tanta accoglienza,
sceso frettolosamente, salì sul landau che lo attendeva.
Ma i lughesi, presi dall’entusiasmo, staccata la
pariglia, si attaccarono al timone trainando di corsa la
carrozza fino alla «Locanda dell’Annunziata», l’unico
albergo della città.
Cominciarono subito le prove.
Sono fin troppo note (vi è tutta una letteratura) la
diligenza, la scrupolosità, 1’esigenza, l’insofferenza e
la prepotenza di Toscanini quando dirigeva: tutte qualità
e difetti che si centuplicarono nello spazio angusto del
teatro Rossini.
Ne aveva per tutti, eccetto uno: Noè, che, bravissimo
com’era, era trattato con tutto
rispetto anche dal Maestro Direttore.
Noè, al suo posto sul lato destro
dell’orchestra, intento ed
attento, seguiva affascinato
1’agitarsi della magica bacchetta,
un occhio allo spartito
ed uno alla figura del Direttore.
Ma un mattino, in un attimo di
pausa, si diffusero nella sala,
attraverso le finestre aperte, i
rintocchi delle campane che
annunciavano il mezzogiorno.
Con assoluta naturalezza, Noè,
chiuso lo spartito, si levò dallo
scanno proprio mentre Toscanini, sollevato il braccio si
accingeva all’attacco di una sinfonia.
Il braccio restò per aria e i neri baffetti del Maestro
parvero sprizzare scintille, poi, abbassata la bacchetta,
rivolto a Noè urlò : «ehi! tu cosa fai? dove vai?» e la risposta
del primo contrabbasso fu : « a magné!!» e senza
degnare di uno sguardo il sommo, Noè abbandonò la
sala con la massima indifferenza.
Fonte: "E’ zoch" n°27 - periodico romagnolo di storia e cultura / articolo scritto da Massimo Stanghellini
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