Sono sul pullman, di ritorno dal decimo Ad Maiora, dall’ultimo meraviglioso tour organizzato magnificamente dal Condottiero, che per 10 anni ci ha fatto zigzagare per tutta l’europa alpina alla scoperta di posti unici, incredibili che difficilmente, se non si pedala, si ha la possibilita’ di scoprire e godere.
Siamo partiti martedi, da Lugo in 14, decimati da defezioni dovute alla vecchiaia, alla crisi economica, alle mogli incazzate e alle cavallette! Ma parlare di chi non e’ venuto mi sembra inutile (gli assenti han sempre torto) …
Unica assenza di rilievo Nisio, che non e’ stato ammesso perche’ si e’ scoperto che utilizza una bici con motorino elettrico ricavato da una vecchia lavatrice Philco della moglie, che gli fa guadagnare 5 km all’ora ma soprattutto 200 euro al giorno perche’ lava le mutande a tutti i campeggiatori vicini di tenda.
Galibier, mon amor |
Martedi siamo arrivati verso le 2 del pomeriggio nel punto piu caldo d’europa, dopo il Frejus e abbiamo iniziato la prima tappa su una salita , ripida stretta ma piacevole che ha preceduto il famoso Col du Telegraphe, salita nota del tour de France… un prologo divertente, forse il meglio fra quelli già fatti ma indubbiamente maggiormente impegnativo.
Abbiamo sostato per la prima notte a Valloire, un bel paesino di montagna , vivace, che si trova ai piedi del Galibier, il mito di tutte le salite francesi….. E alla mattina dopo una colazione abbondante ci siamo infilati sui ripidi tornanti che ci hanno portato ai 2640 metri del “mostro” francese e, dopo la solita foto di rito tutti a capofitto per 40 km di discesa con ritrovo al Mc Donald di Briancon, ma un po’ per la stanchezza e un po’ per la poca padronanza della lingua francese e con l’aiuto di alcuni gesti, solo pochi sono riusciti ad ordinare e solamente i menu Happy Meal (quelli dei bambini..) contenenti la sorpresina. Dopo questa divertente sosta ci siamo avviati verso la nostra meta della sera , il rifugio sulla Prè de Madame Carle , che e’ incastrato sotto due ghiacciai millenari. Che spettacolo!.
Refuge Cezanne |
Ma il problema e’ stato raggiungerlo…. appesantiti dallo zaino zeppi dei vestiti per la notte e del ricambio del giorno seguente, gli ultimi 5 km sono stati micidiali… per fortuna all’arrivo, la gentilezza del proprietario ma piu’ in generale la cordialità che contraddistingue da sempre i nostri cugini transalpini, ci ha accolto con entusiasmo e ci siamo sentiti finalmente a casa… basta ricordare che il Fuso che non si e’ ricordato di dire “s’il vous plait” mentre ordinava una birra e’ stato confinato tutta la notte con le marmotte sul retro del rifugio e solo all’alba una famigliola danese, impietosita dai lamenti, ha chiesto al proprietario di liberare il malcapitato.
Ma la disavventura piu’ grande l’ha vissuta Roberto, il "Monta” , una delle new entry 2012: essendo venuto con una bici comprata all’Ikea , la “Skogglund ” non ha previsto che il materiale scadente avrebbe ceduto e durante la seconda tappa ha inanellato una serie di guasti e forature , fino a che il gruppo ha deciso di abbandonarlo a se stesso di fronte ad un campeggio in disuso con poche speranze di sopravvivenza…. Ma verso le 20 mentre al rifugio stavano per servire la lussuosa cena!!! , da dietro ad un abete secolare lo abbiamo visto sbucare, con sguardo perso nel buio, lo stesso che hanno le persone sequestrate da Al Queda quando vengono liberate.
Patate e zuppa |
Tutti insieme quindi ci siamo uniti a tavola , dove l’Alain Ducasse dell’Alta Savoia ci ha servito una zuppa a base di patate , un secondo a base di patate, e un dolce alla crema di patata…. che con la fame che avevamo, sono andati giù alla grande.
Nel rifugio 2 camerate da 10 ci hanno accolto piu o meno elegantemente… ma il vero dilemma era l’unico bagno per piu di 30 persone… per questo motivo Ezio ha deciso di utilizzare quello all’esterno, realizzato dal Centro Studi per l’innovazione del CERN di Ginevra in joint-venture con la Nasa.
La caratteristica di questi cessi e’ che non hanno il pulsante per tirare l’acqua, ma i getti fuoriescono a loro piacimento senza avvisare… Ezio e’ stato inseguito per un’ora da zampilli gelati, senza pero’ riuscire a lavarsi il culo…. Unica nota positiva i colpi di sole al baffo!. La notte è trascorsa tranquilla grazie alla "piccola vedetta lombarda" Pirelli che non ha chiuso occhio, tenendo sotto controllo i rumori molesti e le possibili fughe di gas.
Comunque alla mattina svegliarsi in questa succursale terrena del paradiso, ci ha fatto dimenticare tutti gli imprevisti e le fatiche e facendoci capire ancora una volta di più, quanto pedalare sia fantastico!
Comunque alla mattina svegliarsi in questa succursale terrena del paradiso, ci ha fatto dimenticare tutti gli imprevisti e le fatiche e facendoci capire ancora una volta di più, quanto pedalare sia fantastico!
Quella che doveva essere la tappa di trasferimento si e’ rivelata (a detta di molti) la piu’ dura. Iniziata con la discesa dal rifugio, (non e’stato facile staccarsi dal proprietario che anche la mattina ha insistito perche’ rimanessimo...), e’ proseguita sulla Boucle dell’Izoard, una serie di strappi incarogniti posizionati rigorosamente in costiera dove il sole fonde il metallo. Il Vars parte da Guillestre e s’impenna per 20 km ripidi , caldi e impietosi e finalmente dopo ore di sforzi e attacchi di panico e di sole (l’Elena all’ultimo km ha chiesto il divorzio a Pistorius), ci siamo fermati per una sosta rigeneratrice (31°) al Rifugio Napoleon ad 1 km dalla vetta; il mangiare e’ stato buono, il servizio invece un po’ lento… la vecchietta dietro a noi altro non era che una ragazza di 30 anni che anni prima si era seduta e stava ancora aspettando le sue scaloppine al marsala!!!. Poi tutti in picchiata’ fino a Barcellonette , dove per fortuna, essendo il Condottiero un po’ cotto, aveva detto al grande Alfio (l’autista che non ci ha fatto rimpiangere Severino..- anche se mangia il triplo) di aspettarci ai piedi dell’ultima salita prevista, caricando così tutti in pulman… cavalli e cavalieri. Alla sera ci siamo presentati al buffet dell’hotel Du Soleil di Praloup agguerriti e battaglieri. Fernando, altra new entry, ha erroneamente inteso che il cibo del buffet era da finire e che era un peccato lasciare tanto ben di Dio con tutta la gente che muore di fame…e ha iniziato a comporre improbabili piramidi di cibo sui piattini in dotazione nella sala, tanto che alcuni bimbi hanno pensato che fosse un numero promozionale del circo Togni, quando Fernando e’ riuscito ad inanellare 16 tipi di formaggi diversi su un letto di salmone, cozze , pesche sciroppate,anatra all’arancia e olive all’ascolana.
Come rinfrescarsi le idee... |
Il quarto giorno RIPOSOOO!
Tutti al lago, un lago di origine glaciale che e’ stato attrezzato di spiagge, lettini, bar e pedalo’! Un bagno rinfrescante che ci ha permesso di ritonificare i muscoli provati da giorni di fatiche. L’unica nota stonata??? Il segno dell’abbronzatura sulle braccia nere carbone che contrastano col bianco latteo dei tronchi corporei pallidi e smunti!!
Il premio per la peggior abbronzatura e’ andato a Fabiolino (la terza new entry del gruppo), un giovane di Filo di Argenta, ancora minorenne, che ha come caratteristica quella di parlare un linguaggio tutto suo che solo i monaci tibetani in esilio e il Fuso intendono e comprendono, ma al di la di questo e’ stato bello avere forze fresche e giovani al giro!. Vai così….
Ultimo km della Bonette |
E finalmente, come nella grande tradizione Ad Maiora e ’ venuto il momento del tappone… l’ascesa della Bonette , la cima piu’ alta d’europa e l’inedita salita al Col de la Moutiere con gli ultimi 3 km insidiosissimi perche’ su fondo sterrato.
Una giornata bellissima ci accompagna per la lunga e piacevole salita della Bonette (30 km circa) e all’arrivo al passo (2.720 mt) non ci si deve illudere di aver concluso perche’ manca il km piu’ duro per raggiungere la cima a 2,802 metri , creata ad arte dai francesi con terra riportata per poter vantarsi della salita piu alta d’europa… sono veramente delle “m.....” ‘sti francesi!!
Poi una veloce discesa , una piccola sosta in paese assolutamente di stile provenzale e poi l’attacco alla salita piu’ ostica quanto sconosciuta di tutto questo Ad Maiora 2012 , il passo della Moutiere, 14 km per scavalcare 1000 metri di dislivello… ma non e’ tutto: alla fine per raggiungere la strada che riscende a Jausiers (dove ci attendeva il pullman) ecco i famosi 3 km sterrati , quelli che hanno convinto Dirani a ritenersi soddisfatto solo della prima salita, i 3 km che hanno sancito definitivamente il divorzio fra Elena e Michele (Pistorius) , i 3 km hanno creato un po’ dei nervosismo fra il gruppo, ma che una volta fatti e finiti ti danno consapevolezza di aver compiuto un impresa quelle che alimentano la passione per la bici.
Sterrato... solo per veri grimpeur! |
Durante la salita si e’ notato un Piat particolarmente in giornata che pero’ nel rispetto dello spirito Ad Maiora non ha mai abbandonato la compagnia con i suoi usuali scatti perentori (oramai un ricordo lontano…) ma ha fatto compagnia al condottiero e alla consorte ancora a pezzi per la prematura scomparsa del suo beautycase dimenticato nella camera d’albergo a Valloise: gli siamo stati tutti vicini!.
... si sale alla Cayolle- |
E poi finalmente il meritato riposo trascorso ognuno nella propria stanza in compagnia delle proprie "arie" (che quest’anno sono aumentate vertiginosamente, sarà l’aria e l’acqua di montagna!!!).
Stamattina ultima tappa: l’ascesa del col de la Coyolle che si staglia fra rocce verticali, profonde gole e cascate fragorose…. Ma forse per l’appagamento più che per la stanchezza, il gruppo si è spezzato in due e alle prime gocce di un irrigatore mal funzionante che ha lanciato due gocce verso la strada, alcuni hanno girato le bici a 10 km dalla vetta per far ritorno al checkpoint con il pulman e concludere così il Tour 2012. Solo in 7 hanno raggiunto la vetta per la foto di rito, dopo 30 km di pura e continua salita.
Gigino "Maglia Nera 2012" |
Adesso siamo sul pullman a 2 ore da casa ed e’ il momento di fare un bilancio.
10 anni di puro godimento ciclistico, di fatica e sudore, di piacevole convivenza di divertimento.
10 anni che, grazie alla sapiente organizzazione del Condottiero, ci hanno fatto vivere e comprendere un andare in bici in un modo differente, ma forse-forse il miglior modo che ci sia.
Un ciclo che iniziato anni fa come tutte le cose e’ giusto che abbia una fine… ma quello che non puo’ finire e’ la passione che ci lega a questo maledetto ma bellissimo sport!!
(by Gigino)
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