Siamo al giro di boa. Dopo 3 giorni abbiamo già scavalcato metà delle fatiche di questo bellissimo AD Maiora Tour: percorsi già 250 km e più di 6000 mt di dislivello... mica pizza e fichi! La caratteristica di questa tappa è che l'arrivo è fissato alla fine della seconda salita, dopo 100 km, in un rifugio raggiungibile solo a piedi dal Passo; per questo motivo partimo con un handicap in più, lo zaino che deve contenere gli indumenti per la serata e il pernottamento, le scarpe e il ricambio per la tappa del giorno successivo: risultato tutti ci presentiamo con dei catafalchi di 20 kg circa sulla schiena che rendono precario l'equilibrio. Achille, che anche per andare il Piazza usa lo zaino, si presenta con il suo, contenente nell'ordine: tutti i volumi dell'Enciclopedia Conoscere e gli strumenti per l'esperimento di galvanica, modello Frankenstein, con le rane decapitate e i cavi elettrici da 12 v, esperimento che per colpa di Borg-Ezio non potrà completare perchè nella notte a causa di un calo di zuccheri gli mangia tutte le rane.
I Brunelli invece sapendo che nel rifugio non esistono lenzuola si presentano con un terzo zaino con tutte le novità Bassetti 2011 e uno scaldapiedi Lanerossi casomai facesse freddo. I Bolognesi, MichElena, oltre le cose di prima necessità hanno inserito una gamba motorizzata nel caso che quella bionica usata fin d'ora da lui si scaricasse. Il Piat nello zaino ha inserito 14 maglie rosa nel caso qualcuno non avesse ancora capito che ottobre 2009 è arrivato primo sulle Gaibane.
La Tappa parte con una bella discesa da 30 km con il vento a favore, le gambe girano bene nonostante le fatiche del giorno prima. La prima salita che il Condottiero ha definito poco più di una sgambata diventa un primo duro ostacolo che bene o male tutti superiamo. A Pontebba dopo un ristoro corroborante riprendiamo il percorso infiliamo una romantica strada ricavata dalla vecchia ferrovia, ricca di viadotti e gallerie e dopo 70 km percorsi intraprendiamo l'ultima ascesa di giornata che alterna pendenze al 10% a riposanti falsopiani, ma il vero ristoro alcuni audaci lo trovano in una gelida cascata a metà salita che forma vasche naturali di acqua azzurra e trasparente, una vera figata. Unica nota negativa è quando il Piat infilando i piedi nel ruscello che scorre fino a valle fa ammalare 4 vacche di "mucca pazza". A seguito di questo intemezzo arriviamo tutti al Passo e da li dopo aver caricato la bici in spalla, percorriamo a piedi per 10 min. un sentiero immerso nel bosco che ricorda i parchi secolari del Nevada. Al rifugio ci attende una birra gelata, una bella doccia calda e degli asciugameni già utilizzati per il Mocio Vileda. Non posso che concludere questa cronaca con la notizia più frivola: le SpecialissiGirl ci hanno deliziato gli occhi indossando anche quà eleganti scarpe con tacco e Swarowsky (12) tanto che il proprietario della baita, isolato quassù da ottobre è rimasto chiuso in bagno per 3 ore... ululando!.
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