Quarta tappa, l'ultima prima del riposo. Finalmente!. La notte al rifugio è passata meglio del previsto e i tanti temuti "bombardamenti" si sono limitati a piccole ariette il cui epicentro è stato individuato sotto la branda dell'Angelita. L'unica "russata" degna di nota l'ha prodotta un sorprendente Fusari che si è rispento (respira come un termoconvettore) subito dopo un rantolo animale. L'ora prevista per la partenza, le nove, viene anticipata dal Condottiero di 30' anche perchè molti, già alle 5, si aggiravano furtivi fra gli spazi isolati del Rifugio guardati a vista da alcuni lupi affamati; nella notte trascorsa, verso le due, i probiviri Achille & Dirani sono stati visti camminare in cordata per raggiungere il bagno, guidati dalla luce fioca del Nokia 400 di Achille, modello uscito di produzione nel 1993: chi li ha visti in un primo momento li ha scambiati per due dei sette nani mentre raggiungono la miniera di diamanti con la luce e il piccone.
Lasciamo il rifugio tra le lacrime del proprietario, lacrime di rabbia, visto che il saldo di Deka V. non è ancora arrivato.
Diciotto km di frizzante discesa in un paesaggio incantato e il solo pensare che il giorno precedente abbiamo percorso tutta quella strada in salita vengono i brividi (approfittiamo di questi ultimi brividi perchè da questo momento in poi sarà un caldo devastante). Riprendiamo la ciclabile della vecchia ferrovia Alpen Adria ma all'imporovviso un fuori programma che ci costringe a svalicare una frana che impedisce il passaggio.
Dopo due ore tutti di nuovo in salita in direzione Sella Nevea - Altipiani del Montasio, classica salita che, se letta sulla carta, ti sembra abbordabile ma a pedalarla ti accorgi quanto sia faticosa.
Dopo nove km, ormai distaccato, mi fermo ad una fontana, dove provo a fare pipì ma a causa del copioso sudore tutto quello che esce, per colore e quantità, è più simile ad un Crodino che ad una pisciata (ci manca solo la fetta d'arancio fra le chiappe). Vengo soccorso dai Brunelli che mi offrono ogni tipo di medicinale ( avendo appreso che nella notte avevo avuto qualche problema gastro-intestinale) ma i fermenti lattici non si trovano e riparto dopo aver rifiutato pillole contro l'alluce valgo, cerotti per il gomito del tennista e profilassi per il morbo di Maltomen... malattia inguaribile.
Gli ultimi tornati, mai sotto al 10%, ci portano al Passo Sella Nevea dove un gruppo di 8 "tranquilli" si ferma a pranzare mentre altri temerari completano l'opera arrampicandosi sulle rampe del Montasio che presenta i primi due km al 18%: il loro sforzo sarà premiato in una splendida malga con vassoi di speck e formaggi prelibati. Il gruppo degli otto "prudenti" invece decide di proseguire e prende il "Severino" delle 13,30 un servizio extra fornito dal fido autista del pulman. In meno di un'ora il direttismo della Romagna ci accompagna all'arrivo, all'hotel in Kranjska Gora, spingendo rapporti di altri tempi contro un vento nemico che ci spolpa delle ultime energie. Gli altri ci raggiungeranno dopo circa 1 ora.
Nota agonistica: è necessario mettere un pò d'ordine a quello che stà succedendo a questa edizione di Ad Maiora. Stà dilagando una sorta di anarchia agonistica competitiva dove tutti coloro che in un momento particolare si sentono bene, si autoproclamano in gara e poi vincitori.... ma non funziona così. Scrivendo questi reportage ricevo ogni giorno dai singoli partecipanti inviti a citare le imprese dell'uno e dell'altro, provando a convincermi ad omettere dai resoconti le loro defaiances. Per dovere di cronaca ricordo la bella prestazione del Bura sul Crostis (ancora sub-judice per omissione di soccorso al povero Pirelli.... vergogna!), di Dirani sul Sella Nevea e di Morozzi sul Montasio, ma tutte queste sono prestazioni fini a se stesse e pertanto non omologate. Soltanto venerdì con la Tappa del Gran Circolare, ci sarà l'unico momento di pura competizione come da tradizione Ad Maiora.... e su quell'ultima salita (Vrsic Pass) ne vedremo delle belle.
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