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giovedì 8 settembre 2011

Valle del Marecchia

Attraverso l’entroterra di Rimini, i pellegrini potevano imboccare la valle del Marecchia e risalire verso l’Appennino – diretti alla loro meta ultima, Roma. Tenerne il versante destro significava incontrare le scenografie urbane e la rocca di Santarcangelo di Romagna. Il borgo presenta tuttora un impianto che risale al Medioevo e di quell’epoca conserva in parte l' atmosfera. Il suo nome deriva dalla notevole pieve di S. Michele arcangelo, conosciuta dai pellegrini dell’epoca, risalente presumibilmente al VI secolo. Le fonti storiche confermano l’importanza del posto anche come tappa iniziale dell’antico “iter Tiberinum” fra Rimini e Roma. Al versante sinistro, invece, si faceva tappa alla pieve di S. Martino, a Verucchio; una bella chiesa romanica, oggi in rovina. E’ possibile che fin da allora la cittadina, già antico insediamento villanoviano, fosse nota come luogo originario della famiglia dei Malatesta che di lì a breve sarebbe divenuta la maggiore Signoria della Romagna. Il suo primo esponente di rilievo era stato, fra il 1150 e il 1190, Giovanni della Penna dei Billi, soprannominato appunto il “Malatesta”. Interessante per il tema proposto è la pieve di S. Martino, una bella chiesa romanica che però versa in cattive condizioni. Sappiamo dai documenti che fin dal 1230 questa pieve raccolse l'eredità di quella più antica e importante di San Giovanni in Bulgaria Nova, che si trovava nella vicina Corpolò ma che oggi è scomparsa. Ricordi religiosi duecenteschi sono proposti anche dal cipresso di San Francesco – che si vuole piantato di persona dal santo – nel chiostro del trecentesco monastero di Villa Verucchio. Sul lato opposto si ergono i colli di Torriana e Montebello, l’antico “Monte della Guerra”, con manieri e torri fortificate di età varia. Sul greto del fiume il santuario mariano di Saiano, una chiesa trifora di impianto assai raro, e un’immensa torre civica testimoniano l’esistenza del “Castrum Sagliani Maricule” già ricordato nel 962. Da Verucchio si continuava a salire il corso vallivo del Marecchia passando nell’alto Montefeltro, puntando cioè verso le rocche di Pietracuta, Maiolo e Talamello, per proseguire via Pieve Santo Stefano, ora in provincia di Arezzo.

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