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lunedì 24 febbraio 2014

Relitti del turismo che fu...

La storia delle colonie marine, ad oggi considerate dei veri e propri relitti del turismo, trae origine in funzione di una malattia divenuta una vera e propria piaga sociale: la scrofolosi. La scrofolosi è una malattia consistente in una linfoadenite dovuta ad un’infezione molto simile alla tubercolosi e che colpisce prevalentemente i bambini. Proprio nel corso del Settecento la scienza pediatrica scopre che l’acqua di mare associata al caldo dei raggi solari reca effetti benefici per la cura di questa malattia. Con l’andare del tempo si consolida sempre la tendenza ad avvalersi di cure talassoterapiche per curare questa malattia che colpiva particolarmente bimbi provenienti da contesti molto poveri. Verso la metà dell’Ottocento le colonie marine divengono oltre cinquanta, localizzate in Toscana, Emilia e Romagna. In epoca fascista le colonie crescono enormemente e vengono frequentate da grandi masse di ragazzi e bambini, e ciò in linea con la politica fascista del sostegno alle famiglie meno abbienti e di maggiore educazione e controllo delle future generazioni. Fra le più note si rinvengono la colonia marina Bolognese di Rimini.... (realizzata nel 1934), con 2000 posti letto, la Novarese (realizzata nel 1933 dall’architetto Giuseppe Peverelli), sempre di Rimini, con 900 posti letto, al colonia Le Navi di Cattolica, inaugurata nel 1934, la Torre Fiat di Marina di Massa con ben 750 posti letto e e la Varesina di Milano Marittima con la maestosa rampa, ora ridotta a poco più di un rudere sulla spiaggia. Tra le colonie marine romagnole, oltre alla Bolognese, alla Novarese ed a Le Navi, si trova anche la Colonia 12 Stelle di Cesenatico, destinata alle vacanze marine di bimbi ed adolescenti provenienti dalla provincia di Bolzano. Negli anni Settanta le colonie vengono inglobate dalle amministrazioni comunali e dagli Enti Pubblici. In questi anni la presenza di bimbi nelle colonie diminuisce drasticamente, tant’è che negli anni Ottanta e Novanta svariate colonie vengono chiuse o abbandonate. Attualmente si parla maggiormente di “Soggiorni Estivi”, per lo più svolti presso residence ed alberghi a misura di bambino, in luogo di colonie, e gli edifici prima adibiti a colonie estive vengono in parte recuperati ed adattati a case di cura, club velici od altre attività nautiche e marine, ed in parte restano strutture spoglie e fatiscenti sui lungomari delle spiagge romagnole ed italiane in genere: dei veri e propri resti di archeologia balneare.
Articolo integrale:
http://www.specialehotel.it/

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