L'intitolazione delle Pievi a San Pietro, principe degli apostoli, è abbastanza frequente nei luoghi di culto coevi delle nostre campagne: si veda S. Pietro in Trento (vedi foto) S. Pietro in Silvis a Bagnacavallo, S. Pietro in Quinto a Pievequinta, S. Pietro in Gradigliano (oggi in Guardiano) verso S. Maria Nuova. Tale dedica può interpretarsi come diffusione del culto dell'apostolo che fu fra i primi artefici dell'evangelizzazione dell'Occidente. Per l'epoca in cui si consolidò la funzione dei centri plebani (IX- X sec.) è anche possibile ipotizzare che il titolo costituisse la proclamazione del diritto della Chiesa a rivendicare come patrimonio di Pietro, cioè del Papa suo successore, quelle terre che erano state prima dei Romani, poi degli esarchi bizantini, a lei "donate" da Pipino e poi da Carlo Magno, re dei Franchi dopo la sconfitta dei Longobardi (Vlll sec.). Si è inoltre frequentemente riscontrato che i più antichi luoghi di culto cristiani sono sorti sugli stessi siti di luoghi di culto pagani, espropriati e donati alla Chiesa dopo il definitivo trionfo del cristianesimo come religione dello Stato Romano (Imp. Teodosio). La scelta del santo patrono poteva quindi essere a volte condizionata dalle tradizioni religiose precedenti legate al luogo ove s'andava ad erigere la nuova Chiesa. Un esempio è costituito dalla riscoperta cappella di S. Maria in Bazzano, protettrice della fertilità, a San Zaccaria, sorta in un anno imprecisato dell'Alto Medio Evo sul luogo di un sacello della Dea Cerere, patrona delle messi. Recita una preghiera della sera in vernacolo romagnolo: "Bona nota a Sa Pir, che l'ha al ciev d'arvir e zil.. D'arvir e da srea.. L'anima mi a la voi salvé". Tanto basta a riconoscerlo santo potentissimo, secondo le nostre tradizioni e in verità non possiamo nemmeno ipotizzare se e a quale culto pagano locale andasse a sostituirsi quello di S. Pietro in questa località del territorio ravennate.
Fonte: www.laramona.racine.ra.it
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