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mercoledì 20 marzo 2013

Colza romagnola

Coltivazioni a Coccolia
In Emilia-Romagna la coltivazione del colza non si è mai veramente diffusa per due motivi essenziali: incompatibilità con la barbabietola, in quanto ospite del nematode cisticolo (Heterodera schachtii) e problematiche legate alla spiccata suscettibilità alla deiscenza delle silique (la separazione spontanea dei due “carpelli” in cui è diviso il frutto maturo che contengono i semi con conseguente “sgranatura” e perdita di prodotto alla raccolta, ndr) che caratterizzavano le varietà fino a pochi anni addietro. D’altra parte oggi, in tempi di mutamento climatico e di siccità ricorrenti, l’epoca di semina estivo-autunnale rende questa coltura quanto mai appetibile per il limitato fabbisogno idrico. Oggi, per motivi diversi, non esistono più gli impedimenti che abbiamo ricordato al diffondersi della coltivazione del colza,mentre si è profilato un quadro favorevole alla produzione di biocarburanti a seguito delle preoccupazioni che destano, in termini ambientali ed economici, le fonti energetiche non rinnovabili. L’olio di colza, nel breve periodo, risulta una delle materie prime d’elezione per la trasformazione in biocarburanti. Peraltro il colza, e le brassicacee in genere, quindi nel breve-medio periodo risulta una coltivazione strategica da tenere in considerazione nel panorama regionale delle colture estensive. È lecito pertanto ipotizzare che questa coltura si diffonda, specie in Emilia Romagna, andando ad impegnare parte delle superfici precedentemente investite a barbabietola.

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