
Per quel che riguarda la datazione del viaggio, sorgono dubbi sulle affermazioni di Guido Guerrini nella prefazione ai Sonetti Romagnoli (1920, XXXVI-XXVII), il quale afferma che il viaggio fu effettivamente compiuto nel 1901.
La scorribanda ciclistica,
organizzata dal Tcci (Touring Club Ciclistico Italiano), fu lo spunto per il
poeta di parlare e raccontare delle sue grandi passioni: la bicicletta e la
gastronomia; quest’ultima infatti, trova uno spazio assai rilevante tra i
versi, fornendo indicazioni e giudizi sulla cucina e sulle specialità delle
città visitate. Non mancano commenti sui vini, sulle osterie e sui ristoranti,
commenti, a dire il vero, non sempre lusinghieri. Questa pagina considerata
dalla critica un divertimento leggero del poeta, che parla solamente del suo
viaggio in bicicletta e racconta in maniera spassosa i luoghi e le specialità
culinarie delle città che attraversa è, in realtà, una testimonianza veritiera
del carattere e dell’animo del Guerrini. In questi versi si ritrovano lo
spirito e il sarcasmo che sono in tutta la produzione dialettale, ma sono
dedicati, in toto, al viaggio e alla bicicletta. Il cicloturista Guerrini, in
queste rime, parla di ciò che ama realmente, della bellezza della scoperta
dell’Italia attraverso le due ruote e parla, in prima persona, delle curiosità
eno-gastronomiche che trova lungo il suo percorso. Vero è che ne parla
attraverso gli occhi di Pulinera, la maschera del ravennate colto e
provincialista, il borghese pronto a viaggiare e a scoprire, pronto anche a
rimpiangere la sua Romagna e la sua cucina, che ama vedere città nuove ma che,
in fondo, non vede l’ora di rimettere piede a Ravenna per tornare a bere dalla Zabariona,
l’osteria più famosa della città.
Fonte: www.storiaefuturo.com
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