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lunedì 23 settembre 2013

E viazz

Il terzo libro dei Sonetti Romagnoli scritto da Olindo Guerrini si distingue dalla produzione dialettale per l’argomento affrontato; il Guerrini racconta infatti di un viaggio in bicicletta che lo portò, nel 1903, a percorrere le strade del nord del paese sulle due ruote, seguendo un itinerario che, partendo da Ravenna e attraversando l’Emilia, lo portò in Piemonte, in Lombardia e in Veneto, riportandolo, attraverso Ferrara, nel ravennate.
Per quel che riguarda la datazione del viaggio, sorgono dubbi sulle affermazioni di Guido Guerrini nella prefazione ai Sonetti Romagnoli (1920, XXXVI-XXVII), il quale afferma che il viaggio fu effettivamente compiuto nel 1901.
La scorribanda ciclistica, organizzata dal Tcci (Touring Club Ciclistico Italiano), fu lo spunto per il poeta di parlare e raccontare delle sue grandi passioni: la bicicletta e la gastronomia; quest’ultima infatti, trova uno spazio assai rilevante tra i versi, fornendo indicazioni e giudizi sulla cucina e sulle specialità delle città visitate. Non mancano commenti sui vini, sulle osterie e sui ristoranti, commenti, a dire il vero, non sempre lusinghieri. Questa pagina considerata dalla critica un divertimento leggero del poeta, che parla solamente del suo viaggio in bicicletta e racconta in maniera spassosa i luoghi e le specialità culinarie delle città che attraversa è, in realtà, una testimonianza veritiera del carattere e dell’animo del Guerrini. In questi versi si ritrovano lo spirito e il sarcasmo che sono in tutta la produzione dialettale, ma sono dedicati, in toto, al viaggio e alla bicicletta. Il cicloturista Guerrini, in queste rime, parla di ciò che ama realmente, della bellezza della scoperta dell’Italia attraverso le due ruote e parla, in prima persona, delle curiosità eno-gastronomiche che trova lungo il suo percorso. Vero è che ne parla attraverso gli occhi di Pulinera, la maschera del ravennate colto e provincialista, il borghese pronto a viaggiare e a scoprire, pronto anche a rimpiangere la sua Romagna e la sua cucina, che ama vedere città nuove ma che, in fondo, non vede l’ora di rimettere piede a Ravenna per tornare a bere dalla Zabariona, l’osteria più famosa della città.

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