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domenica 14 febbraio 2010

Oggi Wakan Tanka ha parlato

Sabato 13 febbraio.

Il Grande Spirito, l'essenza spirituale che risiede in tutte le cose che esistono, si è mostrato, ma soltanto per chi ha occhi per vedere: ecco cosa direbbero gli indiani Lakota se avessero avuto modo anch’essi di sublimarsi, mente e corpo, nel percorrere l’odierna salita programmata.

Un estasi di paesaggi imbiancati dalla lontana Carpegna fino al Cimone, luci e colori nuovi, inediti…. così si è presentato il mitico Trebbio a noi, escursionisti domenicali ma pur sempre assetati di emozioni.

La giornata era di quelle ideali, serena, limpida e con una temperatura accettabile (considerando questo inverno come uno dei più rigidi negli ultimi 15 anni) e pertanto abbiamo deciso di “allungare” (termine ciclistico) partendo da Boncellino, inutile ritrovo per fantacicloturisti, fino a Casone in un interminabile e noioso percorso: Villafranca, Forlì, Castrocaro, Dovadola, qualche chiacchera e tanto cazzeggio per sollevare gli animi negli oltre 40 km fino a bivio Trebbio.

E poi…. si è aperto il sipario…. lo spettacolo è servito!!!

Il Trebbio è indubbiamente una salita ostica soprattutto se affrontata in questo periodo di fuoriforma ma pur sempre piacevolissima nei suoi 6,3 km / 6.1% per le sue viste panoramiche e per l’andamento di una ascesa a 3 gradoni che aiutano, anche l’ignaro pedalatore, a riguadagnare il fiato a causa delle pendenze pungenti che arrivano fino al 13-14%.

Ma chi lo conosce…. non lo evita (come si potrebbe pensare) anzi !!! lo affronta nel modo e nella maniera più consona al suo stato di preparazione se si vuole gustare a pieno tutte le prelibatezze visive che ci dona.

L’ultimo chilometro è un paradiso bianco, per l’alto innevamento (30 cm) e per il clima mite, reso così dall’assenza totale del vento: con il Piat, Pirellone, Pina ed Elio siamo rimasti nelle retrovie, da buoni intenditori, per gustare a pieno questa prima vera salita dell’anno…. ben consci che sulla vetta i restanti del gruppo odierno ci avrebbero “massacrato” per la nostra lenta performance ( e così è stato / vedi Giuseppino) ma purtroppo NOI siamo fatti così, in pieno spirito Ad Maiora, potremmo paragonarci come un buongustaio allo Slowfood, assaporando a pieno ogni pietanza servita.

Non mangiamo per alimentarci ma per gustare.

Qualche tratto ancora innevato ci ha consigliato di optare per la discesa in direzione di Modigliana, esposta al sole, invece che percorrere il tratto più selvaggio della Samoggia. Scelta appropriata anche perché le gambe incominciavano a perdere energia e quindi meglio non rischiare oltre.

Da segnalare le performance di “puledro Omer” il Redivivo “Pyron”, il sempreverde "Berta" e tutti gli altri splendidi compagni di questo splendido sabato invernale.

Km percorsi 105 / Media 24 km/H / Dislivello 695 mt

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