MOUNT VENTOUX 1.909 mt
Km 22.7 / Disl. 1.622 mt / Pendenza media 7.1%
Mount Ventoux, il “Gigante della Provenza”, spazzato perennemente dal Mistral che soffia a volte ad oltre 100 km/h, ai piedi del quale sgorgano le «chiare, fresche e dolci acque» celebrate dal Petrarca. Qui si calcano infatti i passi del Petrarca che nell’anno 1356, come ricorda una scritta sulla facciata dell’osservatorio, salì sul celebre monte. Ma sul Monte Ventoso è il panorama che si ha dalla sua cima (1909 metri) ad essere il vero protagonista: la vista spazia dalle Alpi al Mediterraneo.
Per un appassionato di ciclismo è una sfida troppo stimolante ed affascinate, un’esperienza assolutamente immancabile nel personale albo d’oro che evoca imprese sportive esaltanti.
Delle tre vie di ascesa al Mont Ventoux quella dal versante sud resta sicuramente la più conosciuta, nonchè la più antica e spettacolare. Questa strada, costruita nel 1882, parte dal villaggio di Bedoin per raggiungere, dopo 22.7 km (pendenza media è di 7,1%,), la sommità del Ventoux a 1909 metri.
Via Malaucène: praticamente la stessa distanza, partendo da Malaucène a 360 mt e terminando alla vetta a quota 1.912 mt. Difficile da dire, se è più difficile della precendente descritta, entrambe sono estenuanti e con un numero di pezzi molto ripidi.
Via Sault: Il versante più semplice. Si inizia a Sault a 694 mt. La distanza complessiva è superiore a 26 km ma nei primi 20 km la salita da Sault a Chalet Reynard ha una pendenza media di appena il 3,6%. Gli ultimi 6 km sono comuni con l’ascesa che proviene da Bedoin.
È una strada sopraelevata che riceve luce dalle caratteristiche finestre ad arco, di diversa ampiezza.
Costruita probabilmente nel sec. XIV, rappresenta il più antico baluardo difensivo a protezione del borgo. In un primo tempo scoperta, la strada era camminamento di ronda e via di comunicazione, poi fu coperta e inglobata nelle abitazioni quando perdette la sua funzione di difesa.
In seguito in questo quartiere abitavano i birocciai, che trasportavano il gesso dalle cave sovrastanti il paese, servendosi di asinelli, da cui il nome “Via degli Asini”.
Le stalle si trovavano di fronte agli archi mentre le abitazioni erano ai piani superiori.
I carri da trasporto, “le birocce”, erano sistemate nei cameroni scavati nel gesso, che si aprivano nella piazza sottostante.
Ah che libidine… quale estasi nel “gustare” questa lucente collina romagnola, pedalando insieme ai molti amici di Ad Maiora che oggi hanno risposto all’appello per questa inedita cicloturistica “VerdeBlu”, con partenza e arrivo ad Igea Marina.
E’ vero che l’alzataccia (ore 6 !!!) è sempre faticosa, ma in fin dei conti è una sfaccettatura di questi appuntamenti “fuori porta” : d'altronde è un giusto fio da pagare se vuoi uscire dal quel cicloturismo stantio rappresentato da quegli appuntamenti organizzati nel triangolo “Lugo – Brisighella – Fontanelice” sempre di più similari ad un cimitero degli elefanti, dove va a morire ogni sogno, ogni lecito pensiero di nuove esperienze pedalatorie e conoscitive, che dovrebbero invece essere caratterizzanti proprio nel cicloturista in genere. Evviva comunque.
Ritornando alla cronaca, la giornata si è presentata a noi con tutti i presupposti per essere una di quelle da NON scordarsi o meglio, da ri-riparlarne per un alcuni mesi: cielo sereno e temperatura oscillante da 20 a 24°, vento assente, e quindi si parte.
Questa manifestazione fa parte del Circuito Romagna Sprint, gente ingegnosa che non ci ha pensato due secondi nell’adottare il braccialetto Wristbands in sostituzione della cartolina, per generare un automazione di lettura e di analisi dei vari controlli sui partecipanti… e sono rimasto molto soddisfatto nel constatare che l’idea, il progetto, è appropriato e funzionante: Complimenti a loro.
Un po’ di pianura fino a Savignano e poi su, per giungere a Sogliano, terra del formaggio di fossa e di un.... tunnel. Mah! Il panorama si apre fino al mare ai nostri occhi, Sogliano è una incredibile terrazza sulla pianura, nella sua piazza un ristoro succolento ma il tempo è tiranno e riscendiamo subito fino a Ponte Uso per iniziare la prima vera salita, in successione il corto e tosto Tiffi (dislivello in salita mt 241 su Km 2.6 - 7.6 % media) e poi l’imponente Perticara (677 mt altitudine - dislivello in salita mt 204 su Km 6). Che meraviglia. Il gruppo è di buon umore e si cazzeggia tanto, forse per dimenticare che siamo soltanto a metà del percorso; nel “paese dei minatori” abbiamo il piacere di ritrovarci con gli amici della Baracca, Paolo, Michele, Giovanni, ma solo per un piccolo tratto perché loro vanno come dei missili e noi invece siamo una ciurma direi da “compagnia”e non da performance.
Una lunga e ampia discesa fino a Novafeltria (quanti Novecolli ricordi!), poi attraversando il Marecchia, ci hanno indirizzato sulla inedita climb del “Maiolino”, (una Bitella di 4 km ) interessante ma impegnativa assai. L’innesto sulla classica salita che porta fino alla Madonna del Pugliano (dislivello in salita mt 507 su Km 9) ci porta fino all’abitato di Maiolo. Superato il paese, un paio di chilometri abbondanti in falsopiano, ma poi si ricomincia a salire decisamente, anche se le punte massime iniziali del Maiolino sono ormai solo un ricordo, e si giunge in poco meno di due chilometri al 5 - 7% al bivio Madonna di Pugliano (800 mt di altitudine)
E qui neanche un capestro, sguarnito, ristoro (neanche una briciola) ha intaccato la nostra estasi, la nostra gioia di avere davanti, così come è la denominazione della manifestazione, il Verde delle colline e il Blu del mare che si staglia in lontananza; la discesa passa da S.Leo e la sua rocca.
A Indianapolis gli esordienti, che effettuano per la prima volta questa difficile competizione, li chiamano rookie e anche noi oggi avevamo i nostri rookie, Carlo & Brunella, che hanno affrontato per la prima volta una GFondo (1.615 mt di dislivello!!!) anche se cicloturistica ma ugualmente di valore e con disinvoltura (Lei). Bravi, bene, Bis.
Da Verrucchio a Igea è solamente un pedalare a buon ritmo, spinti e condotti dal redivivo e insostituibile Maltoman: tutti insieme al pasta-party, per le ultime due risate sommate ai commenti su questa giornata dal “gusto” particolare.
Ad Maiora.
28 marzo / 111 km percorsi / 1.615 mt dislivello / Tempo di percorrenza 5.20 ore
_________________________________________ Tappa n°3 - sabato 5 agosto 2006:
Brides les Bains, Col del la Madeleine (1.993), La Chambre, St. Jean de Maurienne, Col du Mollard (1.638), Col de la Croix de Fer (2.067), Le Bourg d’Oisans. Km 142 dislivello 4.244 mt
Il Col della Madeleine è una ascesa molto conosciuta dai ciclisti anche perché percorsa spesso dal Tour de France, in quanto è il collegamento naturale tra le due valli della Maurienne e la Vanoise di Savoia: è lunga circa 28 km dal versante di Aigueblanche con una pendenza costante del 6,1% nel primo tratto, una discesa nel tratto centrale di 3,4 km e per concludere gli ultimi 12 km al di sopra di una costante media del 10%.
Insomma una salita anche questa catalogata come hors catégorie, una salita con gli attributi.
Dopo i primi 7 km la pioggia si è presentata puntuale così come nei giorni precedenti, accompagnandoci fino al passo dove fortunatamente è locata una baita, un ristoro per le nostre membra già inzuppate d’acqua; ci voleva… a quota 2.000 mt quando piove, anche se è il 5 di agosto, fa un freddo cane, si battono i denti, bisogna assolutamente cambiare la muta umida con una asciutta, bere qualcosa di caldo e poi ripartire rapidamente in discesa senza lasciarsi andare allo sconforto.
I primi km di discesa sono duri da affrontare ma non soltanto per la pioggia ma per la progressiva perdita di sensibilità delle mani dovuta al freddo e alla loro posizione in esposizione continua sulle leve dei freni: l’importante è che il freddo non ti “prenda” procurandoti un tremolio che ti porta a malgovernare la bicicletta soprattutto durante queste tappe alpine piene di tornati.
A circa metà della interminabile discesa, la comparsa di una tiepido sole ha mutato repentinamente volto al paesaggio, alla giornata e alle nostre intenzioni di abbandono.
La discesa è terminata, arriviamo al Check-point con il pulman, pronti per un nuovo cambio della muta ciclistica anche questa fradicia, un energizzante ristoro alimentare, ricominciamo un po’ a sorridere nella prospettiva di potercela a fare nel domare anche la Croix de Fer.
Rimontiamo in sella, mettiamo in moto le gambe arrugginite da quelle tre maledette ore bagnate in direzione St. Jean de Maurienne, ci separano una ventina di km di pianura ideale per rimettere in sesto il fisico e la mente prima di rimetterci a pedalare all’insu per ancora tante, troppe ore.
Il Col de la Croix de Fer ha quattro versanti:
a) da Barrage du Verney 27 km pendenza 4,7% grado di difficoltà 144
b) via Col du Glandon da La Chambre 23,5 km pendenza media 6,9% grado di difficoltà 153
c) da Saint Jean de Maurienne 30 km pendenza 5,1 grado di difficoltà 150
ed infine il più tosto e quello da noi prescelto:
d) da Saint Jean de Maurienne, via Col du Mollard
40.9 km / pendenza 6,1 / grado di difficoltà 161 / 2.040 mt dislivello
Quest’ultimo è un versante inedito e probabilmente il meno frequentato dai ciclisti, forse perché bisogna aggiungere anche la pendenza del Mollard (19 km / 5,5 %) e noi abbiamo scelto proprio questo versante… per farci male!!
La strada sale con tornanti stretti, dentro e fuori del bosco, fino a raggiungere le Collet d'en Bas, poi alla Cochette. Pochi km e giungiamo ad Albieux le Viexu, dove ha inizio la strada che sale al Col du Mollard. La salita non è costante ma alterna diagonali impegnative ad altre pedalabili. Il Col du Mollard è domato. Breve sosta, qualcuno mette la testa dentro ad una fontana di abbeveraggio, qualche foto e giù in discesa per circa 7 km fino a raggiungere la strada principale della Croix de Fer ad una altimetria di 1200 metri..
Ci rimangono ancora 16,4 km alla vetta della Col de la Croix de Fer e quasi 800 metri di dislivello, si è fatto caldo forse per colpa dell’alta umidità. Riprendiamo a salire con pendenze soft fino a St Sorlin d'Arves, ai piedi del Col de la Croix de Fer che si intravede di fronte a noi a circa 5 km per 500 metri di dislivello; questi ultimi sono i più duri, sia per la pendenza costante attorno al 9-10% sia per la stanchezza che affiora, ma alla fine siamo in cima; ristoro in un piccolo rifugio, la foto di rito di gruppo e …. ricomincia a piovere.
Fino alla diga un vero diluvio e di nuovo freddo: è tardi sono quasi le 19 e ancora mancano tanti km a Bourg d’Oisans. La strada non finisce più e il fisico è stremato dalla fatica.
Giungiamo in Hotel alle 20, è oramai buio… ma è fatta!
San Leo il cui antico nome è Montefeltro è costruito su un enorme masso roccioso nella Valmarecchia a circa 600 m. sul livello del mare. Il nome deriva dal suo evangelizzatore San Leone che operò in quei luoghi nel IV secolo. Per la sua collocazione, in posizione inespugnabile, visse fatti d'ordine civile, militare, religioso e politico. Sulle importanti vestigia storico-artistiche sono la Pieve Pre-Romanica (Sec. IX-XI) con il suo splendido Ciborio (882), il Duomo Romanico Lombardo (Sec. XII) e il forte (Sec. XV) che domina incontrastato il paesaggio. Proprio qui fra le mura di questo antico castello fu rinchiuso in una piccola cella chiamata 'il pozzetto' Giuseppe Balsamo, Conte di Cagliostro e qui per volere della Chiesa in quanto mago e alchimista trovò la morte il 26 Agosto del 1795. Per coloro che lo odiavano fu un falsario, un impostore, un traditore. Per i suoi sostenitori fu un genio, un martire, un santo. Tra abiure e pentimenti trascorse tutta la sua esistenza. C'era una volta un mago? No, un ciarlatano. Era nato in Oriente. Macché, era un siciliano. Trasformava i metalli in oro. Un alchimista? Un volgare truffatore? Soltanto un avventuriero con pochi scrupoli e molti nomi. Conte di Cagliostro? O Giuseppe Balsamo?
Qui “nell'anno di grazia 1795, mese di agosto, Giuseppe Balsamo, detto conte di Cagliostro, battezzato come cristiano ma tristemente celebre come eretico e miscredente, dopo aver sopportato, perseverando nei suoi errori, le sofferenze della prigione per quattro anni, quattro mesi e cinque giorni, è morto senza aver manifestato alcun segno di pentimento e senza lasciare rimpianti, privo della comunione della nostra santa madre Chiesa, all'età di 52 anni, due mesi e 28 giorni”. Cagliostro fu punito non tanto per quello che aveva fatto, ma per quello che aveva rappresentato. Era stato una spina nel fianco del Papato uscendo dalle fila della Chiesa ed era stato un mago famoso celebrato da Principi e Imperatori. Miserie, ricchezze e stravaganze insieme al mistero sul luogo della sua sepoltura ancora oggi fanno versare fiumi d'inchiostro su questo personaggio, affascinante e nello stesso tempo controverso. (http://www.abcvacanze.it/)
Domenica prossima 28 marzo, affrontiamo il primo appuntamento cicloturistico 2010 e precisamente pedaleremo tutti insieme alla manifestazione “Verde-Blu” con partenza e arrivo a Bellaria - Igea marina http://www.romagnasprint.com . Sempre all’insegna del cicloturismo e della filosofia di Ad Maiora, questo appuntamento non è agonistico ma cicloturistico e pertanto vogliamo trascorre insieme una splendida giornata sulle salite romagnole che sono situate attorno a San Leo. Pasta party conclusivo e quindi prevediamo il rientro a Lugo sulle 15,00. (mezzo proprio)
Ritrovo dalle ore 06:45 / Piazzale Pagliuti Lugo (mezzo proprio)
Partenza da IGEA alla francese dalle ore 07:00 alle ore 09:00
Pasta Party dalle ore 11:00
SERVIZI
4 punti di ristoro
3 punti di rilevamento passaggi
Assistenza meccanica lungo il percorso
Assistenza medica
Docce calde presso il Palazzetto dello Sport
Percorso Lungo Km. 115 - Dislivello 1250 m
Percorso Medio Km. 80 - Dislivello 500 m
Bellaria Igea Marina, San Vito, Santarcangelo di Romagna, Lo Stradone, Borghi, Sogliano al Rubicone, Ponte Uso, Montetiffi, Perticara, Novafeltria, Maiolo, San Leo, Secchiano, Ponte Verucchio, Poggio Berni, Santarcangelo di Romagna, San Mauro Pascoli, Bellaria Igea Marina.
Pertanto chi fosse interessato a essere dei “nostri”, ed essendo obbligatoria la preiscrizione (5 euro, che mi salderete alla partenza) dovrà inviarmi all' indirizzo e-mail: admaiora2004@libero.it una comunicazione di adesione con annesso il numero di tessera UISP 2010, entro venerdì prossimo.
Una domenica come tante.... un pò insipida! Check point alla Tozzona di Imola e alla ripartenza Valeria ... a terra con la gomma! ( ancora Lei ). Per fortuna c'era Giuseppe e le sue sacre mani. Conclusioni: ognuno per i fatti propri.
Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna: non ragioniam di lor, ma guarda e passa". (Dante, canto III, vv 43-51)
Comunque andiamo avanti! siamo ripartiti alla volta della Cima Montecatone dove era previsto il ritiro del foglio di via e invece di imboccare la strada classica che costeggia l'ex sanatorio abbiamo percorso involontariamente il versante da Via Comezzando confondendolo con Via delle Suore e ci siamo ritrovati a dover faticare le "quattro camice" per la durezza di due lunghi strappi. Abbiamo proseguito poi in direzione della Pieve e la sua lunga discesa (il primo tratto è diventato puro sterrato) fino a Ponticelli.
La strada fino a Fontanelice è stata veramente una tortura... sia per il vento contrario che per il sempre presente traffico automobilistico che ti obbliga ad un filiindiana, senza alcuna possibilità quindi di scambiare quattro chiacchere.
Ma appena abbiamo svoltato per Via Buffadosso ( sx dopo 1km da Fontanelice) tutto è cambiato, riconducendo il tutto nel giusto spirito cicloturistico.
La salita della Maddalena (7 km / 490 mt altitudine) ha quì inizio, appena si conclude la discesa che ti porta al livello del fiume Santerno. E' molto bella, la preferisco alla sua gemella Bordona, in quanto viaggia all'interno di una valle aperta e non di un costone, regalando un panorama d'eccezione: a dire il vero è anche più impegnativa per le sue frequenti impennate di pendenza, ma ne vale la pena. Il fondo stradale è buono.
A cima Bordona abbiamo invertito la rotta, discendendo in direzione Sassoleone, il buco dei Gessi per poi dirigerci fino al bivio Sellustra. Il sole ha fatto qualche timida apparizione ma ora mai non ha più importanza... siamo sulla via del ritorno.
Nei pressi dell'allevamento Sellustra anche Nisio ha voluto essere protagonista, regalandoci una sosta non programmata e regalandosi una foratura. Cambio camera e via.
Un buon ritmo fino a Dozza spronati da Maltoman e il suo ritmo degno di plauso (1 mese fa lo hanno tagliandato in Hospital) e un Omero sempre in grande spolvero.
Caffè time in un Bar alla moda sulla via Emilia all'imbocco della salita per Dozza e poi ritorno a Lugo per vie traverse per non ripetere sempre quelle..... che noia!
Sto diventando troppo insofferente di questo cicloturismo ripetitivo!
Non vedo l'ora che arrivi domenica prossima (Verde-Blu Bellaria) per pedalare lassù dove imprigionarono il Cagliostro e dove probabilmente ci saranno dei "cadaveri" da raccogliere.
Peccato che qualcuno ( e lui sa ....) non possa venire: la catena è corta!
Ad Maiora.
21 marzo / 118km percorsi / 970 mt dislivello / Tempo di percorrenza 5.00 ore Temperatura rilevata a Cima Bordona 20° Salite: Montecatone - Maddalena Partecipanti n°09
Sono sempre troppo pochi i giorni "rubati" al lavoro e alle famiglie, ma d'altronde non sono mai abbastanza trattandosi di vacanze. Il nostro obiettivo è quello di scovare un posto tranquillo e meraviglioso dove passare insieme delle indimenticabili giornate sulle nostre specialissime. La fatica per noi non è mai stato un problema, anzi probabilmente l’andiamo a cercare, non certo per puro masochismo, ma per quel senso innato nel ciclo-escursionista, di avventura e curiosità.
Nel Canton Ticino ha inizio la nostra avventura 2010, con un prologo, non impegnativo, di soli 57 km, ma efficace per spezzare l’impazienza dei più e rendere meno stressante il sempre lungo viaggio in pullman da Lugo.
Ad agosto avremo già molti chilometri sulle gambe, saremo anche piuttosto preparati fisicamente, ma anche consapevoli che, dopo una giornata intera passata in sella, non faremo molta resistenza davanti alle bionde birre e ai calorici piatti svizzeri, e pertanto abbiamo programmato per armonizzare il nostro Tour con la nostra filosofia pedalatoria, 2 tappe impegnative, una giornata di sosta e di relax, un circolare dall’aspetto severo e per concludere una escursione finale "defaticante" e corroborante.
Basteranno pochi chilometri per renderci conto che la Svizzera è un angolo di paradiso per i cicloturisti, a cui sono dedicate vere e proprie "strade" che si snodano lungo i laghi e le vallate, fino a raggiungere le più alte cime e i ghiacciai. E sarà proprio alzando gli occhi che osserveremo quelle maestose vette che ci faranno ringhiare in sella, con la consapevolezza di avere già “innestato” il rapporto più agile a disposizione, rassegnati nel sapere che ogni colpo di pedale renderà la bici sempre più pesante, e misticamente spinti dal piacere di vedere nuovi paesaggi e maturare nuove esperienze. Ad Maiora.
In merito al Brevetto "Calderaro Four" mi hanno scritto chiedendomi di pubblicare il senso del percorso e la dinamica delle salite/discese. Et voilà!
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Punto di Partenza, Ozzano dell’Emilia, proseguire in direzione Castel dei Britti proseguendo fino al km 14 alla località, Casella di Monte Armato: lasciamo la strada provinciale svoltando a sx (Via Monte Armato) per iniziare la nostra prima ascesa.
Ecco la successione delle salite e discese. 1) SALITA Monte Calderaro versante Monterenzio. 2) DISCESA Monte Calderaro Castel San Pietro Giunti a Castel San Pietro (38 km) imboccare la SP 21 (valle del Sillaro) in direzione Sassoleone, oltrepassare San Martino in Pedriolo e giunti al Km 46 svoltare a dx per Via Monte Cerere. 3) SALITA Monte Calderaro versante Monte Cerere 4) DISCESA Monte Calderaro versante Monte Renzio Al termine della discesa ritorniamo ancora una volta a Casella di Monte Armato, svoltando a dx sulla SP 7 che percorreremo in direzione opposta fino a Ozzano (km 77), proseguiamo poi sulla Via Emilia per circa 3,6 km in direzione Castel San Pietro svoltando a dx in direzione Varignana. Nel borgo di Palesio imbocchiamo Via Monte Calderaio per incominciare la terza ascesa. 5) SALITA Monte Calderaro versante Palesio 6) DISCESA Monte Cerere La discesa si conclude sulla SP 21 al km 100 e svoltando a sx facciamo ritorno a Castel San Pietro per concludere il nostro Brevetto con la quarta e ultima salita. Seguiamo l’itinerario percorso in senso inverso e le indicazioni per Liano. 7) SALITA Monte Calderaro versante Castel San Pietro 8) DISCESA Monte Calderaro versante Palesio Siamo giunti nuovamente a Palesio - Varignana (Km 128) e ora non ci rimane di indirizzarci in direzione di Ozzano dell’Emilia, punto di partenza di questo entusiasmante Brevetto.
A Castel del Rio, da più di cinquecento anni, si erge sul fiume Santerno il ponte degli Alidosi, un vero capolavoro di ingegneria civile. Genio o follia dell’uomo, il Ponte Alidosi presenta una struttura a schiena d’asino con un’unica arcata di 42 metri e una freccia di 19 metri. Commissionato da Obizzo Alidosi nel 1499 a mastro Andrea Gurrieri per cinquecento ducati d’oro, il Ponte simboleggia la potenza e la solidità della famiglia, riconquistate dopo un periodo di stagnazione.
La costruzione durò più di vent’anni comportando parecchi morti e feriti, ma giovò sicuramente al movimento commerciale della Vallata del Santerno, privilegiando Castel del Rio come area mercatale. Al suo interno cinque stanze, probabilmente realizzate per motivi strutturali, consentivano alle guardie la riscossione delle gabelle e la possibilità di rinchiudere prigionieri.
KAUNERTAL GLETSCHERSTRASSE 2.770 mt Km 38.5 / Disl. 1.884 mt / Pendenza media 4.9%
La fantastica strada asfaltata a pedaggio sale da Prutz (844 mt), nella valle dell'Inn, lungo la laterale Kaunertal fino al rifugio, base per attività sciistiche ed escursionistiche sul ghiacciaio del Weisseeferner.
Il percorso è molto lungo e nella prima parte alterna ripide rampi a lunghi falsopiani, mentre la parte dalla diga al culmine presenta una salita molto dura ma con alcune contropendenze e rari tratti che consentono di rifiatare; se affrontato di primo mattino il tracciato risulta molto ben ombreggiato fino alla diga, in seguito è completamente esposto al sole. Giunti invetta a quota 2.770 il panorama è eccezionale: dalla bianca vetta del Weisseepitze (3535m) scende l'ampio ghiacciaio del Weisseeferner fino quasi a lambire il lato orientale del piazzale.
Che giornata! E’ vero abbiamo esagerato, ma davanti a tanta magnificenza non ci si poteva certo tirare indietro e pertanto il nostro programma odierno, già impegnativo di per se, è stato ulteriormente amplificato deviando per Cima Bordona, sempre con il placido accordo di tutta la “combriccola” Ad Maiora.
Eppure le premesse non erano state delle migliori con la foratura iniziale di Valeria che ci ha visto costretti ad inseguire il gruppo, pedalando a ritmo sostenuto e con la complicità degli Ad Maiora Friends che ci hanno atteso prima di Castel San Pietro, per proseguire insieme per il tragitto programmato.
Appena imboccata la Valle del Sillaro, la percezione del cambiamento del paesaggio e dei suoi colori è stato immediato, garantendo buon umore a tutti e la certezza che anche quest’oggi sarebbe stata una giornata veramente speciale.
Questa particolare Valle è conosciuta dal popolo dei cicloarteriosi in quanto porta all’imbocco del Monte Cerere, uno dei 4 versanti del Calderaro, oppure a San Martino in Petriolo si devia per un piccolo, insidioso, sublime stradello che attraversa la vena del gesso e conducendoti in Val Sellustra (vicino Ristorante), oppure ti indirizza a Sassoleone, nostra meta odierna, attraverso un saliscendi impercettibile ma reale di ben 27 km (da Castel San Pietro): ottimo percorso in Primavera-Autunno, un forno in estate.
A due km da Sassoleone inizia la vera salita, pedalabile e con il panorama del Passo della Raticosa in fronte: fantastico!! Gigino ce lo ritroviamo tra noi, una vera sorpresa, che non fa altro che alzare il morale della truppa con la sua goliardia e il piacere di pedalare insieme a lui.
Deviamo per Cima Bordona per godere a fondo del panorama; oggi sono quelle giornate che non vorresti mai fare ritorno, quelle giornate che avresti voluto pedalare sulla Sambuca, sul Paretaio, per vedere il mondo imbiancato dall’alto, una esperienza che non ha eguali in termini di emozioni.
Sempre compatti, tutti compatti in gruppo…. il tempo passa meglio, la fatica anche.
Scendiamo dalla Bordona perché è sicuramente più sicura e senza tratti innevati e così è: non è freddo, anzi un leggero tepore nelle ore centrali si fa sentire.
Il passaggio fino a Fontanelice è un po’…. rompiballe, anzi rompigambe con quei saliscendi che ti obbligano sempre ad un cambio di ritmo, una alzata continua sui pedali.
Giunti nel paese, la sosta prevista si trasforma in un vero saccheggio al piccolo Bar cittadino dove praticamente gli abbiamo fatto fuori tutta la pasticceria disponibile, cercando il riintegro delle calorie spese: che fame!
Qui il gruppo si è diviso tra quelli che hanno scelto il ritorno a Lugo e quelli che hanno scelto di pedalare ancora all’insù per affrontare la Margherita, una ultima salita di 7,3 km a quota 525 mt con una pendenza media da pedalare senza strappi. Anche questa ascesa è bellissima, siamo stanchi ma ugualmente soddisfatti della scelta di arrampicarci anche quassù in questo scenario simil-alpino.
Discesa a Casola e poi un Omero in grande spolvero ci trascina ( è proprio così) fino a Riolo e poi a Castel Bolognese. La nostra giornata sta volgendo al termine e lungo la pianura che ci conduce verso casa, i silenzi e i frequenti cambi alla testa del gruppo evidenziano una stanchezza anestetizzata soltanto dalla soddisfazione di avercela fatta: avremo tutta la settimana per raccontare questa splendida ed unica esperienza a tutti quelli che non c’erano e anche a quelli che, non capendo come si può percepire gusto dalla fatica, commentano semplicemente con un “…. siete matti”.
Ad Maiora a tutti.
14 marzo / 130 km percorsi / 1.040 mt dislivello / Tempo di percorrenza 5.15 ore Temperatura rilevata a Fontanelice 12° Salite: Sassoleone - Cima Bordona - Margherita Partecipanti n°16
Sabato 13 marzo, dopo una settimana terribile a seguito di una nevicata abbondante (Casola 60 cm di neve) e freddo intenso, finalmente oggi ha fatto la sua presenza il sole, regalandoci una giornata serena con temperatura rigida ma ugualmente ben accolta (viste le precedenti...) Per domani, domenica, abbiamo progettato un itinerario impegnativo e pertanto per la giornata odierna non vogliamo strafare, rendendo stanche acidose le gambe, tracciando quindi un percorso entry-level,sulle prime colline imolesi, per percorre un totale di chilometri che si aggiri sui 70-80 km. Lugo, Imola, Autodromo e salita del Goccianello (172 mt di altitudine - 4,9 km ): chiamarla salita è un pò arduo perchè ha soltanto un tratto di 400 mt impegantivi ma comunque particolarmente piacevole da pedalare soprattutto oggi che è vestita di bianco (neve) e con un panorama incredibile che la circonda. Il Goccianello termina all'ultimo strappo dell'ascesa mondiale dei Tre Monti.
... e poi la Cima dei Tre Monti dove i più allenati hanno fatto vedere i "muscoli" per quella famosa classifica virtuale per cui io vado più forte di te e tu vai più di lui....ecc, ecc. Fa parte del sano cicloturismo e il suo modo di essere! Non possiamo invece accettare Niosiolone che lamenta continuamente "MALDICUORE" e poi scatta e controscatta come un ragazzino finchè le energie non l'abbandonano. Mon dieu. Sulla cima tutto il gruppo ci aspetta sulla strada adiacente all'Agriturismo Frassineto (consigliate le ottime paste. Prenotare). Scendiamo per Bergullo, fino alla salita sucessiva che è il Mazzolano nel versante più ostico, ma che in verità, della sua lunghezza totale di 2,8 km soltanto il primo Km è molto impegnativo, il resto può considerarsi un buon falsopiano. La discesa verso Riolo Terme è una libidine per la mente e gli occhi, le valli circostanti sono tutte innevate e il riverbero della luce solare le rende brillanti.
Facciamo ritorno via Villa Vezzano per dare un'altra sgranchita alle nostre gambe... una veloce sosta alla Cantina per un piacevole ristoro a base di ciambella e vino e poi aumentiamo il ritmo fino a Lugo come ora mai è consuetudine. Bye
Il monte Calderaro (525 h/mt) è molto conosciuto dal popolo dei ciclisti della "bassa" in quanto è considerata una delle salite Hot a ridosso della pianura e precisamente di Castel San Pietro: ma non tutti sanno che il suddetto Monte Calderaro ha ben 4 versanti e relative salite, molto differenti fra loro sia per lunghezza che per difficoltà:
1) Monte Calderaro da Varignana - Palesio km 6,70
2) Monte Calderaro da Castel San Pietro km 12,80
3) Monte Calderaro da Via MonteCerere (Frassineto) km 8,40
4) Monte Calderaro da Casella di Monte Armato (Monterenzio) km 10,31
Avremo modo di presentare sul blog tutti i versanti, innanzitutto per diffondere il verbo cicloturistico e poi per "Brevettare" i più audaci che riusciranno nell'eroica impresa di conquistare le quattro salite (a scelta) nella stessa giornata: attendiamo i vostri resoconti o diari di viaggio per pubblicarli (necessaria documentazione fotografica) inviandoli a: admaiora2004@libero.it
Brevetto "CALDERARO FOUR" / Km di salita 38 / 2.257 mt dislivello
Per ora ci limitiamo a proporvi il primo e più ostico versante di:
MONTE CALDERARO da Varignana - Palesio Lunghezza km 6,70 dislivello 439 mt, Pendenza media 4,5%, Difficoltà 73
Da Varignana, località situata sopra un colle, ad una altezza di 194 metri s. l. m. distante circa tre chilometri dalla Via Emilia, e circa nove chilometri da Castel san Pietro, ha inizio la nostra salita. Ci imbatteremo in un paesaggio spoglio, carsico e ostico per la pendenza che immediata ci si presenta con delle punte addirittura al 22%. Da evitare nel periodo estivo per l'assenza d'ombra e l'esposizione totale al sole. Sarà una bella impresa!
AD MAIORA TOUR 2009 - "Mitteleuropa" _________________________________________
Tappa N°1 - Lunedì 3 agosto: Percorso previsto: Fanna - Meduno – Tramonti di sopra – Monte Rest (1060) – Ampezzo – Passo del Pura (1428) – Sauris – Sella di Razzo (1780) – Forcella Lavardet (1542) - Prato Carnico – Comeglians – Ravascletto. Km 118 dislivello 2.879 mt
La tappa si è potuta disputare.... ma a metà, nel senso che un intenso temporale ci ha sorpreso all'ingresso di Ampezzo facendoci desistere nell'affrontare la parte più intensa e panoramica dell'ascesa della Sella di Razzo. Pertanto, non ci è rimasto che fare dietrofront e percorrere la SS 52 che porta a Tolmezzo e infine risalire il fondovalle carnico in direzione di Ovaro (imbocco Zoncolan). La pioggia incessante non ci ha dato tregua nemmeno sull'ultima interminabile salita (6km) che da Comeglians ci ha portato in mezzo alle nubi, in quel paese fantasma che è Ravascletto. Ugualmente abbiamo percorso 92 km con un dislivello metrico di 1954 mt.
Il 1° marzo in effetti è il primo giorno della Primavera metereologica ed è per questo che mi sono scagliato con quel "maledetta".... e per l'abbondante nevicata notturna che ha imbiancato pesantemente la pianura ravennate. Per il weekend si prevede comunque un rialzo della temperatura e cieli sereni (accompagnati da nebbie), sperando di poter finalmente cavalcare con gusto la nostra specialissima.
Partenza: Bar RADIUM (Logge del pavaglione) ore 8,30
Km 112 / 1122 mt dislivello Tempo percorrenza 4,30/5 ore Percorso: Lugo, Bagnara, Castelguelfo, Castel S. Pietro, San Martino in Pedriolo, Chiesa Gesso, Cima Gesso, Fontanelice, Margherita, Cima Prugno, Casola V., Riolo Terme, Villa Vezzano, Castel Bolognese, Solarolo, Barbiano, Lugo. Aggiornamento: viste le condizioni meteo (nevicate abbondanti in collina) probabile variante San Martino in Pedriolo, S. Clemente, Sassoleone, Cima Gesso, Fontanelice... a seguire.
La Rocca delle Caminate: un falso. Una copia. O forse è meglio dire: una cosa diversa, un “originale” a sé.... Un castello che nulla ha in comune col precedente, quello antico, se non il luogo dove è stato realizzato. Un edificio affascinante, molto affascinante, ma del ‘900.
L'origine del castello risalirebbe quindi al X o XI secolo. Visse qui nel 900 Guido delle Caminate e nel 997 la rocca fu residenza e castello dei Belmonte di Rimini che ne conservarono la proprietà fino al 1469. Il castello fu distrutto almento tre volte: nel 1212, nel 1236 dai faentini e nel 1469 da Pino Ordelaffi che lasciò indenne solo la torre centrale. Passato alla Repubblica Veneta e in seguito a varie famiglie nobiliari venne totalmente distrutto dal terremoto del 1870. Quando la Federazione Provinciale Fascista di Forlì l'acquistò non era altro che un ammasso di macerie. Nel 1923 fu ricostruita integralmente, secondo la teoria del falso storico, su disegno degli architetti L.Corsini e S.Baccarini, per farne dono a Benito Mussolini, originario di Predappio, che la utilizzò come residenza privata.
In meno di un anno furono raccolte 530.000 lire che furono versate alla Direzione generale delle Belle Arti che ne curò il restauro che ebbe termine nel 1927.
Sulla torre fu installato un faro elettrico la cui luce tricolore giungeva fino alla distanza di 80 km.
Mussolini trascorse alla Rocca giornate di riposo e vi ricevette personaggi potenti dell'epoca: da Vittorio Emanuele III a Hitler, all'ambasciatore giapponese Matsuoka, nel 1943 la rocca fu sede della prima riunione del Consiglio dei Ministri della Repubblica Sociale Italiana.
Bombardata nel 1944 e successivamente devastata e saccheggiata dalla popolazione.
La morsa del freddo ci attanaglia e pertanto, illusi di aver lasciato alle spalle il rigido inverno, abbiamo dovuto rispolverare gli indumenti ciclistici più protettivi che in queste ultime settimane erano già stati accantonati. Le previsioni non ci lasciano scampo ( e sbagliano raramente in un arco di tempo di 2 gg) e pertanto abbiamo optato di allungare il percorso oggi, sabato 6 Marzo, sacrificando l’appuntamento e il percorso previsto (pubblicato) per il giorno seguente.
In conclusione dopo varie proposte abbiamo scelto di proseguire dall’ultimo controllo del Raduno posizionato sul Monticino, per la sempre ostica salita della Croce di Rontana, proseguire sul crinale fino alla discesa della Cavina, poi Zattaglia , Monte Albano e rientro a Lugo via Casola/ Riolo.
Tutti convinti… e quindi si parte in preciso orario alle ore 8,30.
Che freddo! Tre gradi! Ma almeno una giornata limpida e serena.
Dopo la consuete routine delle iscrizioni a Faenza – Filanda ci siamo indirizzati sulla “Panoramica” per giungere a Brisighella: il gruppo del Bianconero è numeroso ma noi di Ad Maiora rimaniamo compatti nella sua pancia per non perderci…. è sufficiente un particolare per poter deviare il percorso improvvisato e dirigersi altrove, soprattutto quando si incontrano strade ghiacciate o situazioni pericolose.
A Brisighella tiriamo un gancio a Bura/Nisio/Giuseppe che hanno voluto “sgallettare” nelle prime posizioni, deviando silenziosamente per il centro (sempre bellissimo) di Brisighella percorrendo la nota scorciatoia denominata FOLI che ti conduce al secondo tornante del Monticino ma in minor tempo. E infatti ci siamo ritrovati proprio nella testa del gruppo dove imperterriti pedalavano con ardore i vari Jonny il chimico, il Boss, e le fatal-lady.
Questa ascesa è una palestra per noi lughesi nel senso che siamo sempre qui e pertanto si fa fatica ad assaporarne il gusto se non quello di arrivare al ristoro per sbafarci qualche dolce leccornia prima di ripartire. La Croce di Rontana si imbocca svoltando a sx dopo il “Manicomi”, è lunga 1,9 km con un pendenza media del 9,1% e massima del 16%, veramente impegnativa ma è la porta d’ingresso di quel selvaggio percorso che ti porta sul crinale fino alla Cavina.
Ricompattati sulla vetta, decidiamo, vista la bassa temperatura e lo stato ghiacciato della strada nei punti in ombra, di non rischiare e scendere dalla Bitella anch’essa molto pericolosa soprattutto nei primi due tornanti. Con Piat scortiamo fino a Zattaglia, una Brunella impavida ma timorosa nel gestire la sua nuova specialissima….e la comprendiamo perché è successo anche a noi, capiamo la sua gioia e la sua difficoltà nel domare il mezzo nuovo e il tentativo di farsi riconoscere da essa: è un po’ come quando si svezzano i puledri!
Il Monte Albano dalla valle del Sintria (questo torrente non ha una sorgente ben definita, nasce da una corona di montagne situate ad est di Palazzuolo e si forma per la confluenza di vari fossi, non perenni, che si riuniscono a ventaglio ai piedi di tale cresta) è sempre piacevole, perché non strappa mai lungo i suoi 4,5 km (6% media) ed è esposta interamente al sole, una vera delizia in questo frangente climatico: l’affrontiamo nel giusto ritmo consono al periodo (potevo anche dire molto lento…. ma non dava lo stesso effetto!), si cazzeggia molto senza impegnare troppo la gamba: “c’è un tempo per la semina e un tempo per il raccolto”.
Sulla vetta posta a mt 430 tutti ci aspettano impazienti: decidiamo di cambiare nuovamente percorso scendendo da dove siamo venuti in quanto la strada è più sicura, Zattaglia sarà nuovamente il punto d’incontro. E infatti presso il Bar cittadino tutta la combriccola è appostata al sole come lucertole in attesa di ripartire alla volta di Lugo. Omer e il Prof scalpitano e con un buon ritmo (33-36 km/h) di pedalata ci conducono al rientro nella fredda pianura ravennate.
6 marzo / 89 km percorsi / 955 mt dislivello / Tempo di percorrenza 3,40 ore / Temperatura rilevata a Zattaglia 11°
Salite: Monticino – Croce di Rontana – Monte Albano
Partecipanti n°18