Nel letto del Rio Sanguinario, all’altezza del podere "Costa", avendo alla destra del Rio la Serra e alla sinistra Bergullo, ci sono alcuni soffioni, o vulcanetti, che in dialetto sono detti "buldur" sono più o meno attivi e soggetti a spostamenti. Il nome "buldur" in romagnolo, "bollitori" in italiano, è stato dato a questo fenomeno naturale per il suo comportamento. Alcuni scrittori hanno chiamato questi bollitori vulcanetti ad aria, vulcanetti a fango, vulcanetti a freddo o fanghi aerati, ma il nome più antico è quello di bollitori; nelle carte dell’Istituto Geografico Militare essi sono indicati con il termine di "soffione". La scoperta di questi bollitori è lontana nel tempo. Vengono menzionati per la prima volta in un documento della metà del secolo XVII. Essi si presentano al visitatore come coni tronchi, alti circa venti centimetri, simili alla sommità dei vulcani; dal cratere scola, lungo il piano inclinato del tronco, una fanghiglia liquida. L’interno dei crateri è sempre umido; ogni minuto circa si alza dal fondo del cratere una bolla di fanghiglia grigiastra, che si eleva fino al culmine del cratere poi si rompe, lasciando sprigionare una bolla di gas con un rumore modesto, simile a quello provocato dallo stappo di una bottiglia di vino. Il fenomeno è simile a quello della marmellata o della polenta in ebollizione. L’agente del fenomeno è il gas metano; si può vederlo bruciare avvicinando una fiamma. La fanghiglia è fredda. Un tempo il fango fuoriuscito era utilizzato dall’uomo per sé e per gli animali, per curare forme artritiche e postumi di fratture o di traumi. Ora viene utilizzato a scopo terapeutico dalle Terme di Riolo.
Come arrivare: Per giungere ai vulcanetti, dal territorio di Castel Bolognese, occorre giungere al cimitero della Serra e percorrere una stradina verso destra e scendere al Rio Sanguinario.
Fonte: http://www.terredifaenza.it
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