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lunedì 13 maggio 2013

... e smarì ‘d Catarnôn

 
Caterina Sforza
...e smarì ‘d Catarnôn l’andeva a tartofla cu un bò, il tonto di Caterinona andava a trifola con un bue; Fé e smarì ‘d Catarnôn, fare il tonto di Caterinona cioè il finto tonto, sono due coloriti modi di dire romagnoli per descrivere una persona che finge d’essere un po’ ritardata per ricavarne notizie o vantaggi da sfruttare. Pare tuttavia provato che il modo di dire tragga la sua origine da una verità storica: si tramanda infatti di persone finte tonte inviate per le nostre campagne da Caterina Sforza le quali, proprio per il loro modo di fare, venivano accolte nelle case e provocavano i contadini a parlare del governo cittadino; costoro, vedendo il (finto) ritardo mentale della persona, si lasciavano di conseguenza scappare in libertà male parole che, puntualmente il (finto) tonto riferiva a Caterina. La scaltra signora di Imola e Forlì, vissuta alla fine del secolo XV, veniva così informata dell’umore dei cittadini e poteva pertanto prendere le opportune decisioni anche per reprimere i pericolosi oppositori.
Resta dunque da chiederci chi fossero queste persone che si prestavano a far da delatori; è probabile che tra questi, oltre ad alcuni italiani, probabilmente nei posti di comando, vi fossero anche degli stranieri che in tal modo univano, al fare il (finto) tonto, anche la difficoltà nel parlare dovuta alla lingua poco conosciuta, tutti comunque al soldo della bella Caterina. Quale miglior garanzia dunque, per il popolo scontento, poter sfogarsi con un povero (finto) scemo che neppure poteva capire ciò che gli si stava dicendo? 
di Paolo Grandi

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